Cronache

Frattura la mandibola al portiere con un calcio, condannato allenatore

Un allenatore di La Spezia è stato condannato in appello a tre anni di reclusione per aver fratturato la mandibola al portiere della squadra avversaria durante un torneo estivo di calcio a sette, sferrandogli un calcio violento

Un pallone da calcio (foto di repertorio)
Un pallone da calcio (foto di repertorio)

Aveva colpito con un calcio in faccia il portiere della formazione rivale durante un torneo calcistico, fratturandogli la mandibola. E la sentenza di primo grado è stata ridotta solo in parte in appello: l'aggressore è stato condannato pochi giorni fa a tre anni di reclusione. Protagonista della vicenda riportata da La Nazione e svoltasi a La Spezia è un allenatore di calcio amatoriale di 35 anni.

I fatti, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti prima e dalla giustizia poi, risalgono a ormai quattro anni fa: era il luglio del 2018 quando nella città ligure andava in scena una partita di campionato di calcio a sette. Una competizione estiva, di quelle particolarmente amate dai dilettanti che nemmeno in estate riescono a staccarsi dalla propria passione. L'agonismo doveva però essere quello delle grandi occasioni, almeno a giudicare dall'impegno profuso in campo dai giocatori. E la situazione si sarebbe scaldata in fretta, fra provocazioni e adrenalina: in base al resoconto dei testimoni, il "mister" si è riversato in campo dalla panchina (distante circa trenta metri dalla porta) puntando verso l'estremo difensore, al quale ha sferrato una violenta pedata sul volto, tale da procurargli la frattura della mandibola destra, con avulsione dentale e altre ferite (guaribili in trenta giorni, secondo la prognosi).

La vittima (che secondo il proprio avvocato Giuseppe Zuccarelli è stato costretto a nutrirsi solamente di passati di verdura e frullati per i quattro mesi successivi all'incidente, perché non riusciva a ingerire cibi solidi) aveva immediatamente denunciato quella che si configurava come un'aggressione. La storia era dunque approdata al tribunale di La Spezia e i giudici gli avevano dato ragione, condannando inizialmente il tecnico a tre anni e dieci mesi. Una pena solo parzialmente ridimensionata in secondo grado: la corte di appello di Genova, presieduta dal giudice Roberto Carta, ha ridotto la pena a tre anni di reclusione per lesioni, condannandolo però a un risarcimento del danno nei confronti dell'aggredito (costituitosi parte civile) da liquidare in separato giudizio e al pagamento di una provvisionale pari a 10mila euro (oltre che delle spese processuali).

L’allenatore si era difeso in udienza sostenendo di essere intervenuto in seguito alla colluttazione tra la persona offesa e un suo giocatore, cercando di dividerli, negando di essere intervenuto alzandosi intenzionalmente da bordocampo per aggredire il portiere. L’arbitro della match, però, aveva confermato in aula la versione della parte civile.

E la sua testimonianza si è evidentemente rivelata decisiva.

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