Cronaca giudiziaria

Gestione dei migranti affidata al frate accusato di truffa da 50 milioni

A capo della caserma Montello, che ospiterà 300 richiedenti asilo, Clemente Moriggi, il religioso che un anno fa è stato protagonista di un caso di speculazione finanziaria dell’ordine francescano

Gestione dei migranti affidata al frate accusato di truffa da 50 milioni

Da mesi, i cittadini organizzano fiaccolate, presidi e raccolte firme contro l’uso temporaneo dell’edificio militare nella zona nord-ovest di Milano. Si tratta della caserma Montello che, tra pochi giorni, sarà la nuova casa di circa 300 migranti.

La scelta è stata presa da Governo, dal comune di Milano e dalla prefettura dopo che il presidente della regione lombardia Roberto Maroni è riuscito a impedire l’uso dell’ex campo base di Expo 2015 per l’accoglienza dei migranti. A difendere la scelta della caserma il sindaco Beppe Sala: "Non possiamo continuare a dire no a tutto. Il problema c'è, i migranti stazionano davanti alla stazione Centrale, io continuo a difendere la via della Montello, che è una soluzione transitoria e dignitosa".

La decisione finale arriva il 19 settembre direttamente dal Ministero della Difesa, proprietario dell'edificio, ma a far discutere è a chi è stata affidata la gestione dei migranti. Secondo quanto riporta l'Espresso, non essendoci tempo per un bando ufficiale vengono chiamati cinque operatori che già lavorano con Prefettura e Palazzo Marino tra accoglienza di migranti maggiorenni e minorenni e il piano invernale per assistere i senzatetto.

La notizia ufficiosa arriva mercoledì 12 ottobre: a gestire l'accoglienza sarà la fondazione fratelli di San Francesco, che per il 2015 e 2014 ha intascato quasi tre milioni di euro per dare assistenza a circa 90 mila richiedenti asilo. Un gruppo che dà lavoro a duecento dipendenti e ha 7 centri nel Milanese.

A capo della fondazione c’è il frate Clemente Moriggi, finito un anno fa in un caso di speculazione finanziaria. Il religioso è accusato di concorso in appropriazione indebita insieme all’ex economo della curia generalizia dei frati minori, Giancarlo Lati, del suo omologo nella Provincia Lombarda, Renato Beretta.

I tre frati si erano affidati nella mani di Leonida Rossi per gestire il tesoretto dell’ordine: quasi 50 milioni di euro raccolti grazie ai lasciti, testamenti e donazioni per le opere religiose e finiti in progetti di resort di lusso sparsi tra l’Africa e il Medio Oriente.

I milioni provenivano dalle casse della Provincia lombarda dei Frati minori francescani (per 23,5 milioni), della Conferenza dei ministri provinciali (3 milioni), e della Casa generalizia dell’Ordine disciplinato dalla regola del 1223 di papa Onorio III, presente in 110 Paesi, e organizzato in 99 Province, 8 Custodie autonome, 14 Custodie indipendenti e 20 Fondazioni, con al proprio vertice il soggetto giuridico autonomo Casa generalizia (detta anche Curia generale).

Leonida Rossi è nato in Italia ma è residente in Kenya e svizzero per sedicente attività fiduciaria. Il 78enne è stato accusato di "impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita", ovvero frutto di "un ammanco in enti religiosi di almeno 49 milioni e mezzo di euro nel periodo 2007-2014".

L’inchiesta nasce nel novembre 2015 e assume contorni oscuri quando il broker, il giorno dopo la notizia, viene trovato suicida nella sua villa a Lurago d'Eba nel Comasco.

A far emergere lo scandalo è stata la trasparenza dei nuovi economo e rappresentante legale della Provincia lombarda, Marco Fossati e Giuseppe Maffeis, subentrati nel 2013 ai quasi quindici anni di gestione Beretta.

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