Politica

Giù le mani dalla nostra Cassa

L'ultimo a provarci è stato Matteo Renzi, per fortuna nostra respinto. Ora è il turno di Di Maio che pensa di usare il tesoretto di Stato per finanziare impegni - a partire dal reddito di cittadinanza - altrimenti senza fondi perché la sua, di cassa, è vuota

Giù le mani dalla nostra Cassa

La Cassa Depositi e Prestiti è un istituto sconosciuto ai più. Il suo nome ottocentesco stride con il moderno marketing e ne tradisce l'età. Dal 1850, prima quindi dell'unità, è il luogo più sicuro dei depositi prima dei piemontesi poi di tutti gli italiani. Una gigantesca banca i cui sportelli sono gli uffici postali in cui per generazioni abbiamo versato i nostri risparmi piccoli e grandi utilizzando quei «libretti al portatore» che furono il primo strumento finanziario di massa. Parliamo quindi di una superbanca di Stato che non presta soldi ma li investe in grandi opere pubbliche o aziende strategiche per il Paese. Oggi nei suoi forzieri ci sono oltre trecento miliardi che fanno gola ai politici. Con quei soldi si potrebbe fare subito il reddito di cittadinanza, la flat tax, salvare l'Alitalia e pure l'Ilva. Ma non resterebbe più un euro per garantire pensioni, stipendi pubblici, assistenza sanitaria. Insomma, quei soldi sono la garanzia che l'Italia non fallirà, non a breve e per questo la politica - il cui unico scopo è mantenere il consenso onorando le promesse elettorali - è sempre stata tenuta fuori dalla porta. Scardinare quella porta è stato il sogno di molti premier.

L'ultimo a provarci è stato Matteo Renzi, per fortuna nostra respinto. Ora è il turno di Di Maio che pensa di usare il tesoretto di Stato per finanziare impegni - a partire dal reddito di cittadinanza - altrimenti senza fondi perché la sua, di cassa, è vuota. Per questo i Cinquestelle hanno ingaggiato un braccio di ferro con Mattarella e il suo fido Tria per piazzare un loro uomo ai vertici dell'istituto. Tra ricatti, minacce di dimissioni (di Tria) e di far saltare il governo, alla fine Di Maio l'ha quasi spuntata. Fabrizio Palermo, nominato ieri al vertice della Cassa, è uomo gradito ai grillini ma secondo gli esperti non è tipo da consegnare i risparmi degli italiani nelle mani di una banda di folli incompetenti.

L'allerta deve rimanere comunque alta, perché i grillini le proveranno tutte pur di mettere le mani su un malloppo senza il quale il loro già strampalato programma elettorale è destinato a rimanere lettera morta. Già hanno annunciato di volere scipparci dei contanti (taglio delle pensioni, aumento di tasse e tariffe). La rapina dei beni di famiglia (i soldi custoditi dalla Cassa) sarebbe davvero troppo. Giù le mani dalla Cassa, che è cosa nostra.

Se sono in bolletta che vadano a lavorare invece di giocare a governare.

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