Scena del crimine

Quegli "amanti diabolici": due omicidi, nessun corpo

Il 30 maggio 2009, Tatiana Ceoban scomparve insieme alla figlia 13enne Elena. Il compagno e la sorella della donna vennero condannati rispettivamente per omicidio e favoreggiamento.

Quegli "amanti diabolici" di Gradoli: due omicidi, nessun corpo

Due donne, di 36 e 13 anni, scomparse nel nulla la sera del 30 maggio 2009. "Allontanamento volontario", si ipotizzò all'inizio. Ma i dettagli che emersero nei giorni successivi fecero nascere sospetti sul compagno della 36enne e sulla sorella 18enne di lei, che vennero condannati rispettivamente per omicidio e favoreggiamento. Una vicenda che sconvolse Gradoli, un piccolo comune in provincia di Viterbo, e che ancora oggi rimane un giallo, dato che, nonostante due condanne definitive, i corpi di madre e figlia non sono mai trovati.

La scomparsa di Tatiana e Elena

"Mamma e figlia svanite nel nulla". Titolava così il giornale TusciaWeb che, il 6 giungo 2009, diede la notizia della scomparsa di Tatiana Ceoban, detta Tania, una donna moldava di 36 anni, e della figlia Elena di 13 anni. Tatiana, arrivata in Italia nel 1999, aveva conosciuto Paolo Esposito l'anno successivo e, qualche tempo dopo, i due erano andati a convivere. Poi anche Elena, la figlia avuta da Tatiana da una precedente relazione, aveva raggiunto la madre e il nuovo compagno e nel 2003 era nata Erika.

La mattina del 30 maggio 2009, le due donne uscirono di casa, la prima per andare a lavorare in banca, dove faceva le pulizie, la seconda per andare a scuola. Intorno alle 13.30 Elena tornò a casa. La madre invece venne ripresa dalle telecamere di sorveglianza di un negozio di Viterbo mentre comprava una videocamera, che sarebbe servita per riprendere la recita scolastica della piccola Erika: erano le 14. Paolo Esposito confermerà di aver trovato Elena a casa e, incrociatola sulla scale, lei gli avrebbe detto che quella sera avrebbe dovuto partire insieme alla madre. Intorno alle 18, accerteranno poi le indagini, anche Tatiana tornò a casa, come dimostrarono la videocamera appena acquistata trovata sul tavolo e la testimonianza dell'autista del pullman.

Da quel momento, si perse ogni traccia delle due donne e ne venne denunciata la scomparsa. Successivamente la procura di Viterbo aprì un fascicolo per sequestro di persona contro ignoti per la scomparsa di Tatiana ed Elena e notificò a Paolo un avviso di garanzia come persona informata sui fatti. L'uomo disse che la compagna aveva fissato una visita a Roma, circostanza poi smentita, e che probabilmente aveva deciso di tornare in Moldavia o portare la figlia grande dal padre: "Elena voleva conoscere il padre - dichiarò Paolo in un'intervista a 'Chi l'ha visto?' - Penso che stiano da qualche parte in Russia e stanno bene".

Paolo, Tatiana e Ala

La versione di Paolo non convinse la madre di Tatiana, Elena (da cui la nipote prese il nome), convinta che la figlia e la nipote non si fossero allontanate volontariamente, lasciando Erika a Gradoli. Ulteriori sospetti vennero anche agli inquirenti, quando scoprirono che l'uomo aveva avuto una relazione con la sorella 18enne di Tatiana, Ala, arrivata in Italia poco dopo la nascita di Erika. La ragazza aveva vissuto nella casa di Gradoli per circa tre anni, fino al 2006. A scoprire la relazione tra i due era stata proprio Tatiana, che aveva trovato un dvd su cui era stato registrato un rapporto sessuale tra Ala e Paolo: la conferma di un sospetto, che da tempo si era insinuato nella mente di Tatiana e che aveva portato alla rottura col compagno, nonostante vivessero ancora nella stessa casa.

Il dvd con il filmino del rapporto sessuale venne consegnato da Luigi Sini, avvocato di Tatiana, che aveva raccolto le ultime confidenze della donna: "Mi disse che uno dei motivi di lite era stato il fatto che Tatiana aveva scoperto che Paolo aveva una relazione con sua sorella", disse il legale a Chi l’ha visto?. Non solo. A detta dell’avvocato Sini, "Tatiana diceva che Paolo voleva che andasse via con Elena e che le lasciasse la figlia (Erika, ndr)", una dichiarazione non confermata dall'uomo, che sostenne di non aver mai chiesto alla compagna di lasciare la villetta di Gradoli.

Ma i problemi tra Tatiana e Paolo non riguardavano solo i rapporti di carattere sentimentale tra i due. Le tensioni diventarono ancora più evidenti quando si presentò il problema dell'affidamento della piccola Erika: "Il progetto di Tania era quello di chiedere lei l'affido della bambina, per potersi traferire, sempre a Gradoli, con Elena e Erika", rivelò l'avvocato, che seguiva la donna proprio per questo motivo. Un progetto su cui Paolo non sarebbe stato d'accordo e nel 2007 aveva chiesto l’affidamento esclusivo della piccola, iniziando una battaglia legale con la compagna.

L'arresto di Paolo e Ala

Il 1°luglio del 2009 il compagno della donna scomparsa venne arrestato. L'uomo, che era già sospettato per sequestro di persona, venne accusato di duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. A portare gli inquirenti verso questa strada furono alcune incongruenze presenti nel racconto di Paolo, che diede spiegazioni diverse sulla scomparsa delle due donne. L'uomo infatti aveva giustificato la mancanza di Tania ed Elena con un allontanamento volontario, prima dovuto a delle visite mediche a Roma, poi al desiderio della 13enne di conoscere il padre.

Ma nel corso di una perquisizione effettuata nella villetta, gli inquirenti avevano ritrovato i documenti delle due donne, contenuti in una cartellina gialla. Inoltre non risultò essere stato comprato nessun biglietto con nomi corrispondenti alle due donne. Non solo. L'ultima cella a cui si era agganciato il cellulare di Tatiana corrispondeva a quella vicino alla casa di Gradoli. Poi il silenzio. Infine a spingere gli inquirenti a sospettare di Paolo intervennero alcune tracce di sangue trovate nella villetta dove Paolo viveva insieme a Tatiana, Elena ed Erika. Successivamente, come riporta Chi l'ha visto?, i Ris confermarono che il Dna estratto dalle macchie trovate in cucina, sul muro, sul battiscopa e sulla porta, apparteneva a Tatiana Coeban con il 99,93% delle possibilità.

Il 5 agosto del 2009 anche Ala Ceoban, sorella di Tatiana e zia di Elena, venne arrestata, per concorso negli stessi reati di cui era accusato Paolo Esposito. A convincere gli investigatori del coinvolgimento di Ala furono gli accertamenti effettuati sui dispositivi del compagno e della sorella di Tatiana. Infatti nonostante i due affermassero che la loro relazione fosse finita da tempo, alcune evidenze dimostrarono che Ala e Paolo avevano continuato a frequentarsi e che avrebbero potuto essere insieme anche il giorno della scomparsa.

"Ci sono messaggi e contatti telefonici, circa una cinquantina al giorno, tra i due", precisò il capitano dei carabinieri Marco Ciervo, sostenendo che "il rapporto sentimentale tra i due non era per nulla sopito". Inoltre, come rivela la miniserie Delitti: famiglie criminali, che ha dedicato una puntata proprio al giallo di Gradoli, emersero anche i testi dei messaggi, in cui Tania veniva definita "la str...": "Che succeda una cosa così tocca ammazzarla, perché non ci andrà mai via dall’Italia, qui lei ha una fonte di denaro e tu pensi che lei lo abbandona". Ma per il difensore di Esposito si tratterebbe di un’espressione tipica del dialetto della zona del lago di Bolsena: "Se stasera non porto le figurine a mio figlio, mi tocca ammazzarlo. Lo dico anche io, ma mica lo ammazzo veramente".

La ricostruzione della procura

Il capitano dei carabinieri Marco Ciervo fornì ai microfoni di Chi l'ha visto? una ricostruzione del giorno della scomparsa di Tatiana ed Elena. Stando alle evidenze raccolte, gli inquirenti sostennero che quel giorno Elena rientrò a casa da scuola intorno alle 13.40. La madre invece al mattino andò al lavoro e, dopo essersi recata a Viterbo per comprare la videocamera, tornò a Gradoli intorno alle 18, come testimoniato dall’autista del pullman, che riferì di una donna (riconosciuta come Tatiana) che gli chiese di scendere in prossimità della villetta. "Riteniamo che quel pomeriggio in casa ci fossero sia Paolo Esposito che Ala Ceoban", riferì il capitano dei carabinieri Marco Ciervo. Infatti nei giorni precedenti la scomparsa di Elena e Tatiana "ci sono 160 contatti tra sms e telefonate tra Paolo Esposito e Ala Ceoban. Il 30 maggio si sentono soltanto due volte, perché poi i due si vedono e rimangono insieme fino al 31 sera. Non possiamo essere certi dell’ora in cui è arrivata Ala, però possiamo dire che da qui (la villa di Gradoli, ndr) è partita una telefonata alle 19.35 e Ala è sicuramente a Gradoli".

A confermarlo furono i tabulati telefonici. Da queste evidenze gli inquirenti arrivarono a una ricostruzione che portò all’arresto dei due amanti, che vennero ribattezzati dalla stampa "amanti diabolici": "La ricostruzione dei fatti è che Paolo Esposito e Ala Ceoban abbiano in concorso tra di loro eliminate entrambe le donne". A provarlo, secondo gli investigatori, ci sarebbero le tracce di sangue trovate in cucina in posti "non facilmente lavabili", tutte appartenenti a Tatiana, perché Elena sarebbe stata strangolata o soffocata. I corpi poi sarebbero stati occultati. Secondo la difesa invece, quelle macchie di sangue non proverebbero la consumazione di un delitto: "La perizia sulle tracce di sangue trovate nella villetta dimostra che non c'è stato alcun delitto efferato, nessuna strage. Non ci sono né segni di trascinamento dei corpi né schizzi sull'intonaco - dissero i legali della difesa - E non c’è nessuna traccia ematica riconducibile a Elena. Le otto piccole macchie di sangue, infatti, sono tutte di Tatiana".

Ergastolo

Nel gennaio 2010 si chiusero le indagini preliminari e Paolo Esposito e Ala Ceoban vennero accusati entrambi di duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadaveri. Lo stesso anno iniziò il processo di primo grado che si concluse, il 13 maggio 2011, con la condanna all’ergastolo per entrambi gli imputati, come riportato anche dal Giornale.it. Secondo i giudici infatti, Ala era stata parte attiva dell’omicidio, architettato dai due "amanti diabolici" per poter continuare la loro relazione e abitare insieme nella villetta di Gradoli, con la piccola Erika. Contro la sentenza della Corte d’Assise di Viterbo venne presentato ricorso sia da parte di Paolo che di Ala. Il 21 giugno 2012 la sentenza di secondo grado confermò l’ergastolo per Esposito, ma revocò il carcere a vita per la sorella di Tatiana. Secondo i giudici della Corte d’Appello di Roma infatti, Ala non partecipò al duplice delitto, ma si limitò a favorirne l’organizzazione e a fornire supporto nell’occultamento dei cadaveri. Per questo, la donna venne condannata a 8 anni di carcere per favoreggiamento aggravato. L’anno successivo la Cassazione confermò la sentenza dell’appello, rendendo definitive le condanne di Paolo e Ala, ritenuti colpevoli rispettivamente di duplice omicidio e di favoreggiamento.

"Non è emerso in giudizio nessun altro soggetto diverso dall’imputato, che avesse un così forte movente per procedere all’eliminazione, almeno in via di principalità, di Tatiana", scrissero i giudici secondo quanto riferito da TusciaWeb. Il movente, concluse la Cassazione, è da ricercare non solo nei motivi di natura passionale, ma anche nella paura "di perdere la patria potestà sulla figlia". Nonostante la dinamica del delitto non sia stata ricostruita con precisione, "altre e diverse ipotesi di pari dignità circa i tempi e modi di eliminazione delle vittime" sarebbero "comunque tutte nel solco della colpevolezza".

Ma, nonostante per la scomparsa di Tatiana ed Elena siano stati riconosciuti colpevoli in via definitiva Paolo Esposito e Ala Ceoban, il caso di Gradoli rimane, in alcuni punti, ancora un giallo: i cadaveri delle due donne infatti non sono mai stati ritrovati.

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