Cronache

Giallo nel giallo. Ritrovato il cane di Elena Ceste

Forse avrebbe potuto aiutare chi cercava la sua padrona scomparsa. Ma era sparito anche lui. Un anno dopo ricompare. Peccato che non possa parlare

Giallo nel giallo. Ritrovato il cane di Elena Ceste

Forse avrebbe potuto aiutare chi cercava la sua padrona scomparsa. Ma era sparito anche lui. Un anno dopo ricompare. Peccato che non possa parlare. E che tre mesi fa la sua padrona sia stata ritrovata. Morta ammazzata. Gandalf è un cane, Springer Spagnel inglese per l’esattezza, ottimo esemplare da caccia e riporto. Ma il punto, in questa storia noir, non è la razza. Gandalf era il cane di Elena Ceste. E dei suoi quattro figli. Il giallo torbido e ancora inestricabile che dal gennaio 2014 lacera Costigliole d’Asti si arricchisce così di un nuovo tassello. Sicuramente tardivo ma non ininfluente.

Almeno nel quadro indiziario finora tracciato dagli investigatori. Un puzzle complicato da menzogne e depistaggi, da verità inconfessabili e «spifferi» di paese. Da vite ordinarie e apparentemente ordinate, ma poliedriche nei segreti dell’intimità. Chi e perché ha ucciso la casilinga trentasettenne nascondendola in un prato? Unico indagato, da fine ottobre, è il marito della vittima, Michele Buoninconti, 44 anni, il vigile del fuoco che qualcuno ha definito «il re dei furbi o l’ultimo degli stupidi». Personaggio proteiforme, gentile e irascibile, ingenuo e cinico. A secondo dei momenti. Di certo enigmatico. Guardando con gli occhi degli investigatori la scomparsa del cane di famiglia potrebbe spiegarsi così: l’assassino voleva, all’epoca, evitare che l’animale con il suo olfatto potesse ritrovare il corpo di Elena. Lasciato nel canale di un campo a nemmeno due chilometri da casa. Non è stato semplice per i carabinieri rintracciare lo spaniel bianco pezzato.

Michele lo aveva restituito lo scorso marzo al proprietario dell’allevamento dove era stato acquistato un anno prima. Nei mesi successivi Gandalf era poi passato stranamente a un paio di privati, nell’Albese e in Liguria, prima di finire a novembre nel canile di Refrancore, venti chilometri da Costigliole, dove è stato ora recuperato. Disarmante la spiegazione fornita dall’uomo, tantopiù che i suoi bambini risultavano legatissimi all’animale: «Dopo la scomparsa di mia moglie, alle prese con la gestione dei figli, non ero più in grado di occuparmi anche del cane». Gandalf, silente «testimone», non rappresenta ormai più un potenziale pericolo per nessuno. Per i quattro orfani di Elena, invece, una gioia poterlo riavere in quella loro villetta dove si è spenta la luce.
Mamma non tornerà più, il padre rischia la galera. Lui dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per omicidio e occultamento di cadavere, con i giornalisti non parla più. Ma di fronte a magistrati e carabinieri non ha mai modificato di una virgola la sua versione. Parole che suonano come un copione recitato a memoria. Il pompiere sostiene che sua moglie il 24 gennaio sia sparita lasciando i vestiti in cortile. Si dice convinto che a portarla via sia stato uno spasimante. Uno «che l’aveva anche minacciata».
La realtà ipotizzata dalle inchiesta è diametralmente opposta. E vedrebbe proprio in lui il primo e unico sospettato. Elena, intanto, non ha ancora avuto un funerale. Si attendono i risultati delle analisi sui resti del corpo.

E nemmeno si sa come sia stata uccisa.

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