Cronache

Ma è giusto che sconti fino alla fine la sua pena

Ma è giusto che sconti fino alla fine la sua pena

Caro Luca, pubblico volentieri questa tua sofferta riflessione sul caso Battisti e ciò che lo circonda. Ti prego, nessun disagio, i lettori da anni conoscono le tue idee e anche se non tutti le condividono sono certo che tutti apprezzano la coerenza di un libero cattolico dentro una non sempre libera Chiesa. Veniamo al dunque. Come avrai notato abbiamo sì espresso grande soddisfazione per l'avvenuto arresto di Cesare Battisti ma non ci siamo uniti al coro di entusiasti per come questo governo ha organizzato a Ciampino la cerimonia del ritorno a casa, o meglio alle galere di casa. È un fatto che lascia anche me perplesso, sia nella forma della festa in maschera con costume da poliziotto che nella sostanza. Uno Stato serio dovrebbe scomodarsi per accogliere i suoi eroi - vivi o morti che siano - e gli ospiti graditi, non delinquenti e assassini. Che io ricordi non era mai avvenuto, neppure quando ci restituirono, grazie a Falcone, il superboss della mafia Tommaso Buscetta (e lo stesso vale per l'arresto di Totò Riina). E per inciso non è avvenuto neppure quando gli americani presero e uccisero il diavolo in persona, quel Bin Laden il cui corpo venne affidato all'oblio dell'oceano durante il viaggio di rientro dal Pakistan senza che una sola fotografia ne esibisse la fine.

Ti dirò di più. Le immagini televisive di Battisti inerme scortato da decine di agenti e guardato a vista da due ministri non fanno che alimentare la sua fama sinistra (sinistra in tutti i sensi), troppo onore per un delinquente comune oggi depresso e alcolizzato.

Tu però vai oltre e dici: attenzione, dentro ogni assassino c'è un uomo e dentro ogni uomo c'è un potenziale delinquente per cui chi siamo noi per giudicare. Vero. Sul Caravaggio - del cui genio artistico indiscutibile ci vantiamo - pendeva una condanna a morte per omicidio e un famoso romanzo breve, La panne di Friedrich Dürrenmatt, dimostra laicamente come nessuno in pratica supererebbe indenne l'esame di un tribunale che invece che i codici penali, che catalogano molto ma non tutto, applicasse l'etica e la morale.

È un discorso interessante ma che ci spinge troppo in là, siamo modesti giornalisti, non filosofi né teologi. La pietas che tu invochi, mi sembra di capire più nel nostro interesse che per quello di Battisti, ovviamente esiste e ognuno di noi può applicarla come meglio crede. Se fatto privato la pietas è indiscutibile, tanto che ci sono madri che perdonano l'assassino del figlio, figli che perdonano i boia dei padri. Ma la pietas pubblica, nella sua eccezione originale, cioè romana e non cristiana (l'unica che uno Stato laico può e deve, se saggio, applicare) necessita di requisiti e confini ben definiti, altrimenti si sconfina nel caos e nell'illegalità. E a me pare che Cesare Battisti - con le sue parole, opere e omissioni - oltre che dal carcere sia evaso anche da quel perimetro superato il quale perdi il diritto alla comprensione e all'indulgenza pubblica.

Non penso, per capirci, sia importante che magistrati, inquirenti e secondini leggano (se non per curiosità) gli scritti, per altro non memorabili, di Battisti. Potrebbe essere utile a uno psicologo che dovesse tracciarne un profilo, a un prete che volesse avvicinarlo. Lo Stato non deve giudicare le opere ma punire i crimini, altrimenti voi scrittori avreste un salvacondotto permanente che tra l'altro (non parlo di te) vorreste estendere solo agli amici. Intendo dire, per esempio, che un certo mondo oggi pieno di dubbi non mosse un dito per fare uscire dal carcere un vecchio malato di tumore, Marcello Dell'Utri, in carcere per presunti fatti - non di sangue - accaduti quasi trent'anni fa.

La mia risposta alla tua domanda «di cosa dobbiamo essere contenti, davvero siamo migliori con Battisti in carcere?» è semplice, direi banale. Non mi sento migliore, ma neppure peggiore, sono lo stesso peccatore di prima. Ma sono contento che un pluriassassino paghi il suo conto con la giustizia umana. Quella divina, per definizione, non è di mia competenza e oggettivamente neppure del governo che, al netto della stupida sceneggiata avvenuta a Ciampino, ha fatto l'unica cosa che doveva e poteva fare: arrestare un criminale latitante. Vediamo, tutti insieme e ognuno per quello che gli compete, di non trasformarlo in un eroe o in un martire perché Cesare Battisti non è né l'uno né l'altro. Per il resto, senza scomodare Dio, basterebbe votare usando un po' di più la testa invece che la pancia.

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