Cronache

«In gravidanza niente alcol» Assobirra mette in guardia

Testimonial è l'attrice neomamma Francesca Cavallin Le donne davanti ai rischi. Bevanda penalizzata dal fisco

Torna la campagna su alcol e gravidanza di Assobirra, in collaborazione con Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, con un nuovo sito, una testimonial d'eccezione e una partnership esclusiva. La terza edizione - che ha ricevuto in passato l'apprezzamento e il sostegno del ministero della Salute - utilizzerà, fino al 9 agosto, diversi strumenti e mezzi d'informazione per raggiungere le donne da sensibilizzare. Molto responsabile il tema della campagna: «Se aspetti un bambino l'alcol può attendere».

Un nuovo sito internet ( www.seaspettiunbambino.it) con una veste completamente rinnovata, raccoglierà informazioni utili sul tema «alcol e gravidanza». Un videomessaggio, inoltre, realizzato da una testimonial d'eccezione, l'attrice neomamma Francesca Cavallin, darà voce al tutto. Infine, la collaborazione strategica con uno dei principali portali di informazione ( www.alfemminile.it ) rivolto al mondo delle donne, con 6 milioni di utenti unici mensili. La fotografia, scattata da Doxa per Assobirra (Associazione nazionale dei produttori della birra e malto), che ha intervistato oltre 800 donne tra i 18 e i 44 anni (412 donne incinta e/o con figli piccoli e 425 a donne senza figli) sul tema «alcol e gravidanza», ha scoperto dati interessanti: il 65% delle donne è sì informato sui rischi ma, una su tre, non sospende il consumo di bevande alcoliche, con tutti i rischi che ne conseguono.

La campagna di Assobirra rientra in una vasta azione di sensibilizzazione del mercato e dei consumatori, su un'importante filiera produttiva italiana - molto penalizzata, però, dalle alte accise - non secondaria ad altre, che sta dando grande prestigio al nostro Paese, soprattutto all'estero, con successi come quello di Londra, Berlino e New York, dove vanno per la maggiore le innumerevoli birre made in Italy. Uno studio commissionato da Assobirra a Format Research - presentato recentemente, a Milano, alla presenza di Confimprese, Fipe e Confagricoltura - ha confermato che, il peso eccessivo del sistema di tassazione italiano, sta sottraendo risorse alle aziende a scapito degli investimenti e della redditività. Nei primi cinque mesi dell'anno, infatti, i consumi di birra sono scesi del 3%. E sul sistema delle accise è stata denunciata un'anomalia tutta italiana: un sorso di birra su due se lo beve il fisco. In nessun altro Paese europeo, questa bevanda viene penalizzata come da noi. Intanto, le tasse rallentano anche il fenomeno di crescita dei micro birrifici (dal +20-25% ad appena un +4%), quando con accise più basse si potrebbero generare dai 3mila, agli 11mila nuovi posti di lavoro. «Abbiamo deciso di riunire tutta la filiera - spiega Alberto Frausin, presidente di Assobirra - e chiediamo di ridurre le accise, con un intervento strutturale, magari graduale, perchè il loro aumento - del 30% nell'ultimo anno - ha generato una situazione difficile da sostenere.

Agricoltori, produttori (aziende di grandi dimensioni e micro birrifici), esercenti di bar e ristoranti, imprese della distribuzione e dei servizi vedono un incerto futuro».

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