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Grillo si augura la morte del Cavaliere

Il comico sul suo blog supera ogni limite del buon gusto: "Ex badante disarcionato"

Grillo si augura la morte del Cavaliere

Tutto sommato, basterebbe citare la fonte, ovvero la firma autografa: «di Beppe Grillo e il suo neurologo», formula ormai sempre più presente sul blog del «piccolo padre» grillino, il Beppino Stalin in sedicesimo, comico in attività permanente, l'Addavenì Barbone di un futuro iperbolico ancorché iperuranico. Ci si potrebbe pertanto fermare a questo, con tanti auguri natalizi alla scapigliatura genovese e soprattutto al neurologo, affinché ne riesca a venire a capo. Prima che arrivi la camicia di forza.

Beppe Grillo risponde dunque a Silvio Berlusconi, piccato dalla qualifica della sua squadra di politicanti parvenu, gente di strada «buona neppure a pulire i cessi». Ed è un singulto di contumelie e contorti arzigogoli per dire che, in definitiva, «un ex badante disarcionato... che si sbraccia affannosamente per stare a galla, è un po' triste». E va bene, Grillo evidentemente non riesce più a dormire, vedendolo, come scrive, «agitarsi astioso per richiamare i suoi ex alleati in fuga, offendendo ancora il MoVimento». Si commuove fino alla lagrimuccia, il Nume Tutelare di Genova Sant'Ilario, e finalmente ammette che «ok, a questo giro non siamo neppure capaci di pulire i cessi, questa è la sentenza ultima che sibila da dietro il cerone; sebbene il primo pensiero vada a quelle povere latrine, viene da chiedersi: da dove proviene questa ossessione per i cessi dell'ex badante?».

Una domanda che si potrebbe ribaltare, visto che l'ossessione per l'argomento scatologico si agita tra i neuroni come pallina da flipper, evidentemente eccitandoli, e domina tutto lo scritto.

«Ex badante», è costretto a spiegare Beppuccio, si riferisce ai mesi di assistenza sociale prestati dal leader ed ex premier presso l'ospizio di Cesano Boscone, ma anche, nella confusa pièce, a una «nipote minorenne». In uno stato di salute come quello autodenunciato dal fondatore dei 5S parrebbe persino inutile andare per il sottile, eppure la grevità delle offese basta a mandare a puttane l'intera e assai poco ilare gag. Il Beppe pre-cura neurologica avrebbe ricordato che la leggerezza è il primo e indispensabile requisito di un'ironia o satira che funzioni. E invece, di caduta in caduta, di sinapsi bruciata in sinapsi, Grillo tira in mezzo lui «puttane, rinculi, Eugenioscalfari («ha progetti su di lei») e persino un lugubre augurio di «vederlo elevarsi, volare via avvolto in una nube di mistero».

Forse è preoccupato, chiude il bilioso Grillo; ribaltamento prospettico, avrebbe dedotto più salacemente il neurologo. Perché davvero l'angoscia delle figuracce sulla manovra (Giammanco) o i sondaggi che danno in picchiata M5S (Labriola) potrebbero aver ispirato lo scritto. All'indomani dell'attentato di Strasburgo, lamenta la Biancofiore, «Grillo fa letteralmente schifo». E la deputata azzurra giudica «grave e irresponsabile» che il comico si sia trasformato in «predicatore di morte e odio». Consideratane l'irrilevanza, con leggerezza si potrebbe invece solo dire che non fa ridere.

Con ciò scoprendo, alla fine, verità delle verità, che un'indifferenza lo seppellirà.

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