Coronavirus

Guanti, tamponi e mascherine: ecco tutte le giravolte dell'Oms

Dall'uso delle mascherine, ai guanti non raccomandati, fino all'eliminazione del doppio tampone. Ecco i cambi di rotta dell'Organizzazione mondiale della sanità durante la pandemia da nuovo coronavirus

Guanti, tamponi e mascherine: ecco tutte le giravolte dell'Oms

Da quando è scoppiata l'epidemia di Covid-19, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è diventata il punto di riferimento dei Paesi coinvolti nella lotta al nuovo coronavirus. E col passare dei mesi, le linee guida dettate dall'organismo e gli aggiornamenti sull'andamento della pandemia sono diventati sempre più numerosi. Alcune decisioni e raccomandazioni, però, hanno fatto discutere, anche a causa di qualche giravolta relativa all'uso di alcune strategie, dai tamponi alle mascherine, passando per i guanti.

I tamponi

L'ultimo cambiamento in ordine di tempo riguarda i tamponi. Le prime linee guida dell'Oms, pubblicata il 12 gennaio del 2020, poco dopo la scoperta di un gruppo di pazienti con polmoniti atipiche a Wuhan, raccomandavano di effettuare due tamponi, per confermare la liberazione dal Sars-CoV-2. I medici avrebbero dovuto eseguire due test a distanza di almeno 24 ore e, solo in caso di negatività di entrambi, un paziente precedentemente positivo al Covid-19 poteva essere dimesso e considerato non più infetto. "Questa raccomandazione- spiega l'Organizzazione- era basata sulla nostra conoscenza ed esperienza con coronavirus simili, compresi quelli che causano Sars e Mers".

Ma il 17 giugno, l'Oms ha cambiato i criteri per la dimissione dei pazienti dall'isolamento e in generale quelli per ritenere una persona non più infetta. La dimissione è permessa in due casi, "senza la necessità di ripetere il test": "Per i pazienti asintomatici, 10 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni aggiuntivi senza sintomi", mentre per i casi asintomatici "10 giorni dopo il test positivo per Sars-CoV-2". Niente più doppio tampone, quindi, e 3 giorni senza sintomi sono sufficienti per poter mandare a casa un caso di Covid-19.

Il cambiamento ha provocato stupore, nonostante non si tratti di un obbligo per i Paesi. L'Oms, infatti, sottolinea che i governi "possono scegliere di continuare a utilizzare i test come parte dei criteri di rilascio". Le nuove linee guida sono delle "raccomandazioni che sta ai governi applicare o no con provvedimenti specifici", ha precisato anche Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms e membro del Comitato tecnico-scientifico, in un'intervista al Corriere della Sera. Le modifiche ai criteri di dimissione sono state introdotte per venire incontro ai Paesi che non hanno le risorse necessarie ad effettuare due tamponi: "I Paesi con risorse limitate e che dunque non possono garantire un secondo tampone, a causa dell'insufficienza di strumenti e personale medico, potranno utilizzare il solo criterio clinico per accertare che una persona non è più infetta o è minimamente infetta- spiega ancora Guerra- Non parliamo di guarigione". Infatti, la stessa Oms specifica che "sebbene il rischio di trasmissione dopo la risoluzione dei sintomi sia probabilmente minimo in base a ciò che è attualmente noto, non può essere completamente escluso".

Le mascherine

Lo scorso 6 aprile, il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, raccomandava l'uso di questi dispositivi di protezione individuale "per i malati" e definiva "indispensabile" l'utilizzo "di tutte le protezioni per il personale degli ospedali". Secondo l'Organizzazione, infatti, la fornitura delle mascherine a tutta la popolazione avrebbe potuto "mettere in difficoltà le scorte e la produzione dei mezzi di protezione per il personale della sanità". Una comunicazione che aveva fatto discutere.

Ma dopo due mesi soltanto,le indicazioni erano già cambiate e, il 6 giugno, le nuove disposizioni pubblicate indicavano di seguire un comportamento diverso rispetto a quello consgliato fino a quel momento. Nonostante la convinzione che le mascherine da sole non fossero sufficienti contro dall'infezione, l'Organizzazione ammetteva che tali dispositivi "servono a proteggere se stessi e gli altri". Per questo, si legge nel documento, "i governi dovrebbero incoraggiare il pubblico in generale di indossare maschere in situazioni specifiche", come per esempio quando ci si ritrova nei luoghi affollati.

I Guanti

Una giravolta simile riguarda l'utilizzo dei guanti, anche se a parti invertite. Su questo punto, infatti, l'Oms non aveva mai preso una posizione decisa: i governi, quindi, avevano agito in materia in modo autonomo. Ma lo scorso 8 giugno, l'Organizzazione è intervenuta per chiarire che l'uso dei guanti non è raccomandato, dato che potrebbe "aumentare il rischio di infezione, dal momento che può portare alla auto-contaminazione o alla trasmissione ad altri quando si toccano le superfici contaminate e quindi il viso". Per questo, nei negozi, il gel igienizzante per le mani è preferibile ai guanti, e il lavaggio delle mani è la strategia maggiormente consigliata per evitare la trasmissione del Covid-19.

"Per quel che riguarda i guanti, sono una barriera protettiva- aveva precisato il direttore aggiunto dell'Oms, Ranieri Guerra- Il problema è che li si dovrebbe cambiare tutte le volte che si sospetta di aver manipolato una superficie infetta, questo implicherebbe cambiarsi i guanti ogni 5 minuti. È molto meglio non avere i guanti e lavarsi e disinfettarsi spesso le mani".

Lo "scivolone" sugli asintomatici

"Dai dati che abbiamo, sembra ancora raro che una persona asintomatica in realtà contagi un altro individuo". La dichiarazione, pronunciata da Maria Van Kerkhove, direttore del team tecnico per la risposta al nuovo coronavirus dell'Oms, aveva sollevato un polverone. Alcuni studi a riguardo, infatti, dimostravano il contrario e gli asintomatici erano stati indicati come possibile causa di contagio.

Maria Van Kerkhove, invece, riferiva di "diversi rapporti di Paesi che stanno monitorando contatti molto dettagliati. Seguono casi asintomatici, i contatti continuano e finora non si trova alcuna trasmissione secondaria". Quindi, concludeva il direttore del team tecnico dell'Oms, il contagio da persone asintomatiche "è molto raro, e in gran parte non è pubblicato nella bibliografia. Siamo costantemente alla ricerca di questi dati e stiamo cercando di ottenere maggiori informazioni dai Paesi per rispondere davvero a questa domanda". Dopo le polemiche suscitate da queste dichiarazioni, Maria Van Kerkhove era nuovamente intervenuta, spiegando: "Stavo rispondendo a una domanda e non esprimendo una posizione dell'Oms. Ho usato la parola 'molto rara' e c'è stato un fraintendimento perché è sembrato che dicessi che la trasmissione asintomatica è globalmente molto rara. Mentre mi riferivo a un set di dati limitati".

Nel corso di questi mesi, idee poco chiare da parte dell'Oms sono emerse anche circa la durata del nuovo coronavirus sulle superfici.

I cambi di rotta e le correzioni delle linee guida effettuate dall'inizio della pandemia sono anche frutto di una sempre maggiore conoscenza del Sars-CoV-2, un virus del tutto sconosciuto, che gli scienziati stanno studiando in continuazione.

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