Cronache

La guerra di Francesco ai cardinali: tra rimozioni, minacce e sostituzioni

Temuto da tutta la Curia, il Papa rimuove i ratzingeriani e promuove i progressisti

La guerra di Francesco ai cardinali: tra rimozioni, minacce e sostituzioni

"Il suo modo di governare è sconcertante". Così un alto funzionario della Santa Sede commenta l'operato di Papa Francesco. Rimuove i vescovi e i cardinali ratzingeriani e promuove quelli progressisti. In Curia lo scontro tra le due ali della Chiesa pare acuirsi sempre di più.

Sta ribaltando la Chiesa. È questa la teoria sostenuta da Jean-Marie Guènois su Le Figaro magazine del 19 dicembre. Il Papa venuto "dalla fine del mondo" ha eliminato ogni cerimoniale: "Basta genuflessioni davanti a lui, ed ancor meno baciamano". Negli ambienti conservatori della Chiesa si parla di "deratzingerizzazione".

L'esempio più evidente riguarda l'abito sacerdotale. Con una circolare interna, Benedetto XVI aveva imposto l'abito talare a tutti i consacrati che lavoravano per la Santa Sede, mentre Francesco - scrive Le Figaro - "ha rimproverato per la sua talare, proprio l'altro giorno, un prelato ch'egli riceveva per una riunione di lavoro". Ma la "deratzingerizzazione" non si limita alla forma. Non è fatta solo di rimozione del cerimoniale e degli orpelli. È una deratizingerizzazione di sostanza. Di rimozione di vescovi conservatori e di promozione di progressisti. A Chigago, per esempio, lo scorso 20 settembre, scrive Le Figaro, Francesco ha sostituito Francis Eugene George con "il vescovo americano ritenuto più progressista", ovvero monsignor Blase J. Cupich, che ha subito provveduto ad emulare il vescovo di Roma, abbandonando "il palazzo episcopale del quartiere bene di Gold Coast per andare a vivere in un luogo più modesto". Una scelta che non tiene conto nemmeno del fatto che gran parte dei cattolici americani è conservatrice e prolife.

Quando non rimuove, Francesco affianca. È successo al cardinal Marc Oullet, "designato da Benedetto XVI, è stato affiancato da un vice, amico di Francesco. Stesso sitema nel settore liturgico: Il 24 novembre il Papa ha nominato il cardinale africano Robert Sarah, molto conservatore, a capo della Congregazione per il culto divino, ma non prima di aver rimosso, il 5 novembre - con effetto immediato - colo che dovevano essere suoi assistenti: l'inglese Anthony Ward e lo spagnolo Juan Miguel Ferrer Grenesche, due prelati vicino alla linea di Benedetto XVI in materia liturgica. Sono stati rimpiazzati da un italiano, favorevole ad un ritorno ad una liturgia moderna, padre Corrado Maggioni".

Il caso che ha fatto più scalpore, per quanto riguarda le rimozioni compiute da Francesco, è stato quello del cardinal Raymond Leo Burke. Già prefetto del Tribunale della segnatura apostolica e "benedettiano" di ferro, Burke si è sempre impegnato a valorizzare il rito antico liberalizzato da Benedetto XVI con il Motu Proprio Summorum Pontificum del 2007. Nonostante Burke sia, in Vaticano, uno degli uomini che meglio padroneggiano i temi giuridici, è stato rimosso dall'incarico di prefetto della Segnatura apostolica lo scorso 8 ottobre, dopo aver espresso "pubblicamente il proprio disaccordo con papa Francesco sulla questione dei divorziati risposati".

Come riporta Le Figaro, "il clima non è per nulla buono. Regna la paura, perché nessuno oggi è sicuro del proprio avvenire, mentre la Santa Sede era per antonomasia sinonimo di stabilità".

È questo il clima che si respira tra le mura leonine.

Il clima voluto dal Papa "venuto dalla fine del mondo".

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