Cronache

Quella guerra santa in culla persa senza combattere

Le mamme dell'Occidente uccise dal nichilismo relativista

Quella guerra santa in culla persa senza combattere

Perdere senza neppure combattere. La bomba demografica islamica annienterà la civiltà occidentale, con la sua cultura, la sua religione. Esattamente un secolo fa, lo aveva previsto il filosofo Oswald Spengler nel suo Il tramonto dell'Occidente, un Occidente che oggi si è sempre più ridotto a un piccolo, modesto paradiso, in cui sopravvivono ancora quelle libertà che gli islamici non sanno nemmeno cosa significhino. La popolazione mondiale islamica crescerà del 73% tra il 2010 e il 2050, perché ogni donna musulmana ha una media di 3,1 figli contro il 2,3 degli altri gruppi culturali/religiosi. Sarà una vera e propria invasione, di fronte alla quale l'immigrazione di questi tempi, con tutta la sua retorica dell'accoglienza, è una sciocchezza. Ovvio che il problema non è il numero di nascite di musulmani, ma la mancanza di nascite di bambini occidentali. La civiltà occidentale non si è rinnovata, si è disinnamorata della sua tradizione, considerandola - in particolare da parte di quelle ideologie false-progressiste - insignificante, reazionaria. L'Occidente è vecchio, e dai vecchi non nascono figli. È vecchio, perché chi non ama la sua tradizione umanistica le ha impedito di rigenerarsi, ammorbandola con la malattia spirituale più grave: il nichilismo. Tanta enfasi per celebrare in questi giorni i patti di Roma per la costituzione dell'unità europea. Ma quale Europa? Quella del grande cosmopolitismo amato da Goethe? Quella dei padri dell'illuminismo e dei grandi romantici? Figuriamoci! È venuta fuori l'Europa della più ignobile decadenza, quella che si fa governare dalle banche, dalla finanza, dalla burocrazia, quella che ignora la stupenda storia costruita da nazioni con le loro identità, con i propri valori che hanno saputo superare l'orrore delle guerre per ritrovare sempre di nuovo le forze spirituali per ricostruire libertà e democrazia: culture diverse, orgogliose della loro specificità, ma sapienti nel dialogo e nella competizione. Quando si cancella quest'Europa, vitale nella sua tradizione umanistica, e la si consegna al denaro e ai formalismi amministrativi, il cuore dell'Occidente invecchia, si ammala di quella malattia che si chiama nichilismo con la sua esaltazione di un relativismo in cui il tutto e il niente finiscono per avere lo stesso valore. Allora si tollera ogni cosa in nome di una falsa, vile democrazia. S'invecchia e non si fanno figli, perché il nichilismo relativista ha cancellato il sentimento del futuro: la speranza. Si consegnano, così, le chiavi di casa ai popoli giovani, aggressivi, il cui istinto li porta a credere nel futuro, popoli che si sentono appartenenti a una storia che li coinvolge e li spinge alla nostra conquista.

Stefano Zecchi

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