Cronache

"I bambini devono giocare all'aperto": appello per togliere i divieti

La maggior parte dei Comuni italiani mantiene in vigore dei regolamenti che risalgono agli anni trenta

"I bambini devono giocare all'aperto": appello per togliere i divieti

"A Ponzano Veneto è vietato lanciarsi le palle di neve", "a Finale Ligure è vietato fare i cross con il pallone", "a Livorno è vietato rincorrersi", sono solo alcuni dei divieti imposti ai bambini in molti Comuni italiani. Poche le eccezioni: a Roma, Torino, Milano e Genova, ad esempio, i regolamenti di polizia urbana sono stati riscritti a misura di bambino. Per il resto ci si affida a regole imposte negli anni Trenta.

In alcuni casi, come a Battipaglia, i divieti riguardano giochi che i bambini di oggi non sanno neanche esistere come "giocare a palla, bocce, tamburello, cerchietti, biglie con birilli, pattinare o esercitare qualsiasi altro giuoco che possa arrecare molestia, pericolo". E segue una multa in lire (da 6mila a 20mila) per i trasgressori.

Per dare un impulso a cambiare i regolamenti obsoleti è intervenuto Arciragazzi che ha lanciato l'idea, rivolta ai lettori di Repubblica, di fotografare, in tutta Italia, i cartelli di divieto di gioco.

A Monteriggioni, Siena, il Comune ruba addirittura il pallone ai bambini: se dai cortili privati rotola per la pubblica via, può essere "trattenuto per trenta giorni", recita il regolamento. A Terni, ma anche a Pinerolo, vengono severamente proibite le fionde. A Palermo è vietato "assolutamente" qualsiasi gioco sul suolo pubblico, ma soprattutto non è consentito "pettinarsi" e "fare serenate". A Piossasco, Torino, è vietato "fare sdruccioli sul ghiaccio", mentre a Livorno non si può saltare alla corda, rincorrersi, darsi spinte, fare schiamazzi. Il regolamento stabilisce poi che "il sindaco potrà permettere il giuoco della palla o del calcio o altro simile esercizio ginnico previo pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico".

Il Comune di Roma è stato il primo a cancellare i divieti, nel 2005, quando il consiglio comunale dei bambini, al termine di un percorso di partecipazione, ha proposto le modifiche e ha redatto il regolamento attuale, comprensivo del diritto al gioco, riflesso della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

A seguire Torino, nel 2006, che ha cancellato il divieto di gioco dal proprio regolamento, anzi ne ha esteso il diritto, per primo, anche ai cortili privati, dove può essere regolamentato, ma non vietato. Poi è arrivato il nuovo regolamento di Milano, nel 2012, e di Genova, nel 2013, che ha raccolto i suggerimenti di Arciragazzi eliminando i divieti ancora in vigore dall'inizio del Novecento.

Ma, nella modifica dei vecchi regolamenti, non tutti i Comuni seguono la Convenzione Onu. La scorsa estate si è assistito a nuovi divieti, con motivazioni che riguardano il rispetto della quiete pubblica e della tranquillità degli anziani. "Abbiamo ricevuto ripetute lamentele dei cittadini, dobbiamo intervenire per garantire la tranquillità", ha spiegato Domenico Conte, sindaco di Palo del Colle (Bari) che da maggio ha imposto, con un'ordinanza, il divieto di giocare a pallone in piazza. E a Manfredonia (Foggia) il sindaco Angelo Riccardi, ha chiarito il nuovo divieto: "L'ho fatto mio malgrado, mi rincresce per i bambini, non per i genitori cui manca il senso di responsabilità".

Il Comune di Licciana Nardi (Massa Carrara) ha pubblicato sulla sua pagina Facebook il divieto di gioco al pallone nelle vie e piazze pubbliche, con multa fino a 240 euro. A Pescopagno, in provincia di Potenza, il nuovo regolamento di polizia urbana vieta di "andare in bici sul suolo pubblico".

Eppure c'è un posto, vicino all'Aquila, dove hanno fatto stampare diciotto cartelli stradali, per il Comune di Tagliacozzo e le sue frazioni: "Attenzione rallentare: in questo paese i bambini giocano ancora per la strada".

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