Cronache

I fan di Scalfari che vogliono Lenin e Marx

I fan di Scalfari che vogliono Lenin e Marx

«Che anno è, che giorno è» si chiedeva Lucio Battisti nella celebre I giardini di marzo, quasi cinquant'anni fa. E la stessa domanda che ci siamo posti leggendo passaggi del genere: «Ambiente, donne e lavoro subiscono profonde sconfitte dal modo di produzione capitalistico», «la messa al bando del marxismo ha permesso al capitalismo di essere più violento», perciò «occorre riscoprire Marx e Lenin». Non sono passaggi da un discorso di Enrico Berlinguer che, proprio nel 1972, divenne segretario del Pci, ma parole di un imprenditore agricolo, Angelo Bitti. Nulla di particolarmente rilevante, tanto da dedicarci un commento, se il pezzo non fosse stato ospitato in pompa magna sulla Repubblica nello spazio di Concita De Gregorio, «Invece Concita», in cui l'ex direttrice dell'Unità pubblica scritti dei lettori. Cosicché, a parte la prosa un po' legnosa del Bitti, figlia della sua lunga militanza nel Pci, potrebbe essere scritto da Concita stessa. Perciò prendiamola sul serio. Riscoprire Marx? Il filosofo tedesco è un classico e come tale è sempre utile leggerlo: solo un cretino penserebbe sia inutile conoscerlo. Ma qui il discorso è diverso, Repubblica vuole che la sinistra lo riprenda, e non solo lui, ma anche Lenin, cioè il creatore del comunismo, l'inventore dei gulag e del sistema totalitario sovietico; nonché leader sanguinario i cui scritti sono colmi di inviti a «sterminare i nemici di classe», cioè a eliminarli fisicamente, cosa che Lenin si mise di buzzo buono a fare e che poi Stalin continuò e perfezionò. È questo che la sinistra, secondo Concita-Bitti, dovrebbe riprendere? Ci sarebbe da ridere a crepapelle, se Repubblica non fosse il giornale di riferimento del Partito democratico e se questi non fosse al governo, alleato per di più con i 5 stelle, molto vicini al regime comunista cinese, la cui ultima trovata sono le password di Stato, per dire. Tanto più che per Repubblica anche i 5 stelle farebbero parte della famiglia del nuovo centrosinistra; dove però non si riesce a capire chi faccia il centro e chi la sinistra. Questa radicalizzazione è certo un tentativo goffo di imitare la svolta neosocialista dei diversi partiti di sinistra del mondo, dai dem Usa al Labour. Sui dem aspettiamo a vedere, quanto al Labour, il quasi comunismo di Corbyn lo ha portato a una delle più devastanti sconfitte della sua storia. È lo stesso destino che vuole seguire il Pd? Ma tanto Zingaretti e i suoi sembrano riuscire a stare al governo senza passare dalle elezioni.

Resta infine il solito insopportabile doppiopesismo. Immaginate se su questo giornale, a Palazzo Chigi un governo di centrodestra, un editorialista di punta invitasse a riprendere la visione di Mussolini. Giustamente si griderebbe al ritorno della tentazione fascista. E infatti sul Giornale un elogio dei dittatori neri non si leggerà mai. Mentre il principale quotidiano progressista invita a riprendere la lezione di quelli rossi. E poi dicono che non c'è più differenza tra destra e sinistra.

Marco Gervasoni

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