Cronache

La Chiesa in "rosso": dimezzate le offerte dei fedeli

In un decennio le offerte si sono dimezzate, così come gli offerenti. Proprio adesso che siamo noi a dover mantenere i sacerdoti

La Chiesa in "rosso": dimezzate le offerte dei fedeli

La Chiesa cattolica non sta forse passando un ottimo momento e i fedeli tendono sempre più ad abbandonarla. Molti quelli che alla domanda "Sei credente?" ti rispondono: “Sì, ma non credo nella Chiesa e nei preti”. Forse questa risposta si deve agli scandali che hanno investito il clero, o e dei troppi soldi che girano e non si sa esattamente dove finiscano. Come spiega il portale Cinquantamila, esiste un sito internet della Cei, chiamato Insieme ai sacerdoti, che è stato realizzato dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica e dove si raccolgono le offerte che possono servire a “garantire una dignitosa sussistenza” al clero. Nel sito viene inoltre spiegato che dovremmo essere noi a mantenere gli oltre 24mila sacerdoti in Italia, attraverso le nostre offerte.

Già, perché, come riferisce il sito, dal 1984 è stata soppressa la retribuzione statale ai preti, e quindi il loro sostentamento dipende esclusivamente dalla generosità dei fedeli. Viene anche specificato che, al contrario delle offerte che si fanno alla propria chiesa di quartiere, e che quindi vanno a beneficio solo di quella specifica parrocchia, le donazioni fatte direttamente sul sito vengono equamente distribuite tra tutti i sacerdoti. Insomma, dura la vita per i preti che servono Dio ma non sono dipendenti del Vaticano e che quindi non ricevono da questi uno stipendio. Ancora peggio dal 1984, da quando cioè anche lo Stato Italiano ha smesso di passare l’assegno. Gli ultimi assegni pagati ammontavano a un totale di 399 miliardi di lire, oltre a 7 miliardi di lire all’anno di contributi per l’edilizia di culto. Certo non pochi soldi.

Spariti in un batter d’occhio in seguito alla legge 222/85, con la quale veniva creato l’otto per mille, ovvero la percentuale di Irpef che i contribuenti possono decidere liberamente di devolvere allo Stato oppure a una confessione religiosa. Se invece si preferisce evitare di scegliere il destinatario nella dichiarazione dei redditi, la quota viene suddivisa tra tutti, in base alle scelte degli altri. Facile dedurre che la maggior parte della quota anonima vada dunque a finire nelle tasche della Chiesa cattolica, quella cioè maggiormente scelta dai contribuenti. La Cei nel 1989, probabilmente per far fronte alla soppressione della retribuzione statale, ha deciso di creare la raccolta di offerte sul sito Insieme ai sacerdoti che vengono poi distribuite dall’Istituto Centrale Sostentamento Clero ai 30mila preti nelle 224 diocesi italiane, ai tremila sacerdoti in pensione e ai cinquecento che si trovano invece in missione all’estero, nei Paesi in via di sviluppo.

Insomma, a conti fatti, la Chiesa ha bisogno di recuperare circa 550 milioni di euro, dati anche dal fatto che lo scorso 26 settembre, la Cei ha approvato l’aumento di 20 euro al mese. Scelta necessaria dovuta alla crisi. Era dal 2009 che non si verificavano aumenti. Quindi lo stipendio base è arrivato così a 1.008,80 euro lordi al mese, quello di un parroco a più o meno 1.300 euro e quello di un vescovo si aggira tra i 1.500 e i 1.600 euro mensili, dipende dall’anzianità. I preti che ricevono già uno stipendio perché insegnanti o cappellani, riceveranno solo la differenza. Papa Francesco appena arrivato ha scelto di rinunciare a qualsiasi compenso, con la speranza anche di essere seguito da altri. Per il Santo Padre non è neppure ammissibile che i parroci pretendano dei soldi per dire Messa. A luglio il Papa ha infatti sottolineato che “la Messa non si paga. La Messa è il sacrificio di Cristo che è gratuito. Se vuoi fare un’offerta falla, ma non si paga”.

Sempre meno fedeli e offerte

E sono tanti i fedeli che da qualche anno preferiscono evitare di frequentare luoghi di culto. Basti pensare che adesso la percentuale di coloro che vanno a Messa è tra il 15 e il 20%. L’ultimo otto per mille ha portato alla Chiesa cattolica più di un miliardo di euro, che in sette anni ha però perso circa due milioni di contribuenti. Pubblicità, appelli e campagne sembrano non smuovere molto i cuori, o meglio, i portafogli, degli italiani. Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Promozione Sostegno economico alla Chiesa cattolica ha voluto ribadire che “aiutare in maniera concreta i nostri sacerdoti dovrebbe essere un dovere di tutti noi che ne apprezziamo il loro operato. Dovremmo introdurre questo gesto nella nostra vita cristiana e ripeterlo più volte durante l' anno. Piccole cifre ma che sono il segno tangibile della nostra riconoscenza. Se crediamo in loro, dobbiamo sostenerli”. Forse non si crede abbastanza in loro.

Per farsi un’idea basta leggere le scorse raccolte annuali. Dal 1989 al 2018 le donazioni sono tutte sopra i 20 milioni di euro fino al 2000, con un notevole picco di quasi 24 milioni nel 1994, con il record di 211.138 offerte e di 168.051 offerenti nel 1992 e un'offerta media di 111 euro. Poi le cose cambiano. In peggio. Dai 16 milioni e 562 mila euro donati nel 2008 si arriva agli 8 milioni e 801 euro del 2018, in soli dieci anni praticamente dimezzati. Così come gli offerenti che passano dai 120.607 del 2008 ai 74.928 del 2018.

C'è chi preferisce la Chiesa Valdese

Un ex maestro elementare lombardo di 71 anni ha spiegato che ha smesso di dare il suo otto per mille alla Chiesa cattolica nel 2017, dopo lo scandalo della ristrutturazione dell’attico del cardinale Bertone, avvenuto con i soldi sottratti all' Ospedale del Bambino Gesù. Adesso preferisce devolvere la percentuale alla Chiesa Valdese. Almeno c’è il beneficio del dubbio. In effetti quando si entra in una parrocchia si trova un vero e proprio tariffario per ogni sacramento richiesto. E sono poche le chiese che per dire Messa ti lasciano il libro esposto e di fianco il posto per l’offerta libera.

Più volte il fedele deve chiedere direttamente al sacerdote.

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