Cronache

I ladri di biciclette pedalano alla grande Il record è italiano

Ogni 24 ore spariscono tremila cicli. E i derubati non fanno neppure denuncia: "Tanto è inutile..."

I ladri di biciclette pedalano alla grande Il record è italiano

Siamo il Paese dei ladri di biciclette. Dal Neorealismo al «neorenzismo» sono trascorsi oltre 65 anni, ma quando si tratta di rubare un'olandesina o una mountain bike il tempo diventa una dimensione relativa. Anzi, col passare dei decenni, noi italiani ci siamo «migliorati»: se all'epoca del film di De Sica i cicli che «sparivano» erano poche migliaia all'anno, oggi sono tremila al giorno. È l'amara metafora di un'Italia che non riesce più a pedalare in nessun settore. Il senso di vuoto ti assale. Lo stesso che provi quando, dopo aver legato la bici al palo della, torni e non trovi né la bici, né la catena e - nei casi più estremi - neppure il palo della luce. Ed è in quel preciso istante che piombi nel buio più assoluto (complice, forse, anche la scomparsa del palo della luce).

Eppure il settore bici continua a tirare alla grande: nel 2014 ne sono state vedute 1.830.000 contro le 1.787.143 nuove auto immatricolate. Tutto «merito» del caro benzina. In tema di razzie ad opera di «topi di bicicletta», gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2012, grazie a una documentata indagine curata dalla Fiab, associazione che promuove la mobilità su due ruote. Quella ricerca era già di per sé allarmante (si faceva riferimento a poco meno di 500 mila biciclette rubate ogni anno), ma oggi a tre anni di distanza, la situazione si è ulteriormente aggravata, passando da 500 mila a oltre un milione di furti. Almeno è quanto si evince incrociando i vecchi dati con i nuovi numeri forniti da questure e prefetture. Ma attenzione: parliamo sempre di cifre stimate per difetto, visto che oltre il 50% dei derubati non presenta neppure più denuncia di furto. Se vai infatti dai carabinieri o dalla polizia a dire: «Mi hanno fregato la bicicletta...», è già tanto se l'appuntato o l'agente non ti sbatte fuori su due piedi - o meglio - su due ruote.

L'unica cosa capace di consolare l'orfano seriale di biciclette (è stato calcolato che nel corso del sua vita da ciclista gli verranno mediamente zanzate almeno 4 biciclette) è che il fenomeno è socialmente e antropologicamente trasversale: colpisce ricchi e poveri, nobili e proletari, stupidi e intelligenti, vecchi e giovani, uomini e donne. Gli unici che, purtroppo, sembrano immuni dai furti ciclici (nel senso di cicli) sono quei politici che ancora considerano la bicicletta una sorta di status symbol popolare per raccattare manciate di simpatia. Sortendo, per lo più, l'esatto contrario. Non c'è infatti scena che ormai faccia incazzare di più gli italiani che vedere Matteo Renzi pedalare zigzagando come faceva, ai tempi di Carosello , il panetterie Ninetto Davoli, testimonial dei cracker Saiwa oppure lo scanzonato Jacques Tati nel film Le vacanze di monsieur Hulot ; oppure quel fenomeno circense del ministro Delrio (alias, «Graziano l'acrobata) che sfreccia addirittura senza mani sul manubrio; per non parlare del sindaco di Roma, Marino, che in bici ci va col caschetto e l'abito gessato, ma - soprattutto - accompagnato da 2 vigili ciclisti di scorta. Insomma, spettacoli imbarazzanti.

Tanto da pregare che qualcuno di buona volontà rapisca - se non Renzi, Delrio o Marino - almeno le loro biciclette.

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