Coronavirus

Il piano segreto per le chiusure. Dove si rischia la serrata Covid

Nelle ultime 24 ore 2.499 e 23 vittime. Il governo vorrebbe tenere aperte le fabbriche e le scuole, il resto è in forse. Ancora sul tavolo l’ipotesi di adottare in tutta Italia l’uso di mascherina anche all’aperto

Il piano segreto per le chiusure. Dove si rischia la serrata Covid

Ristoranti e bar sono i primi a rischiare una nuova chiusura. I dati registrati ieri, che portano a quota 2.499 i nuovi positivi, leggermente meno rispetto a quelli pervenuti giovedì, stanno portando il governo a prendere seriamente in considerazione l’idea di prorogare lo stato d’emergenza fino al 31 gennaio. Nonché l’ipotesi di rendere obbligatorio l’uso della mascherina anche all’aperto su tutto il territorio nazionale. Per il momento la norma è stata adottata in Campania, nel Lazio e in alcune città del Nord. Palazzo Chigi ha precisato che la decisione verrà presa solo in seguito a un confronto con le Regioni. Sono due i principi tenuti in considerazione dal governo per cercare di evitare una seconda ondata: la massima precauzione ed eventuali misure proporzionate alla curva dei contagi.

Scuole e fabbriche aperte

Secondo quanto riportato nell’ultimo report settimanale del ministero della Salute e dell’Iss, che va dal 21 al 27 settembre, sono nove le settimane consecutive di aumento dei casi positivi al coronavirus. Nel monitoraggio è stato anche sottolineato il rischio di un rapido peggioramento. L’obiettivo primario del governo sarebbe quello di mantenere il più possibile aperte le scuole, in quanto “la continuazione dell'anno scolastico è la principale trincea da difendere”.

Inoltre, il rischio assolutamente da evitare è quello di un altro lockdown nazionale, e quindi danni all’economia italiana già messa a dura prova negli scorsi mesi tra marzo e maggio. Un’altra chiusura di aziende e fabbriche è assolutamente da scongiurare. L’idea è quella di creare mini lockdown territoriali sulla base dei nuovi piccoli focolai che vengono intercettati giorno per giorno. A parte la quarantena in caso di positività o rischio di contagio, la popolazione non dovrebbe più rischiare di rimanere bloccata in casa senza poter uscire.

A rischiare sono ristoranti e bar

Importante evitare assembramenti che possano favorire la diffusione del virus, in caso di peggioramento, gli incontri verranno limitati a 6-10 persone insieme, non di più. Sempre nel caso la situazione peggiori, bar e ristoranti potrebbero dover chiudere alle dieci di sera, come stabilito in Francia. O addirittura, iniziare gradualmente le chiusure, partendo dai cinema, i teatri, le palestre. E proseguendo con centri estetici, parrucchieri, bar e ristoranti. Per ultimi gli esercizi commerciali. Probabile, in questo caso, che gli uffici debbano ricorrere allo smart-working obbligatorio. E anche funerali e matrimoni tornerebbero a essere a rischio. Per il momento comunque non sarebbe ancora stato preso in considerazione un nuovo blocco dei confini regionali. Ma tutto è ancora in forse, solo l’andamento dell’epidemia nelle prossime settimane porterà a scelte conseguenti. Solo a metà della prossima settimana si potrà avere un’idea dell’impatto che la riapertura delle scuole ha avuto sulla curva epidemica. Con l’arrivo della stagione autunnale il governo sta potenziando i letti nei reparti di terapia intensiva.

Una fonte di Palazzo chigi ha spiegato a Il Messaggero che “il rischio vero è la perdita di controllo sull'epidemia con l'impossibilità di continuare con il contact tracing”. E ha poi continuato, sottolineando che, con “oltre i 3.000-3.500 contagi al giorno, il sistema di contact tracing non reggerebbe. Sarebbe impossibile, come invece avviene adesso, individuare tutte le persone - in media una quarantina - entrate in contatto con chi risulta positivo al virus e fare i tamponi. L'apertura delle scuole ha comportato un aumento esponenziale dei controlli da parte degli uffici di prevenzione dei distretti sanitari. Per questo è essenziale scaricare l'app Immuni”. A questo proposito, dalla prossima settimana dovrebbe partire una campagna mediatica per portare la popolazione a scaricare l’app. Il premier Conte ha tenuto a precisare che la proroga dello stato d’emergenza non vuol dire un nuovo lockdown, e che il governo non sta abusando di pieni poteri. “Consente di mantenere in piedi la macchina della Protezione Civile, i poteri del Commissario straordinario Arcuri e dei soggetti attuatori, dei presidenti delle Regioni.

Significa poter allestire o gestire alcune strutture, impiegare la rete del volontariato, reclutare le task force di personale medico” ha concluso Conte.

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