Cronache

Gli scafisti affondano i barconi per obbligarci a salvare i migranti

L'allarme della Dia: "Le mafie pianificano l'abbandono in mare per sollecitare gli interventi di soccorso". La tela del malaffare gestisce anche le fughe dai centri di accoglienza

Gli scafisti affondano i barconi per obbligarci a salvare i migranti

Le mafie straniere non rappresentano più, ormai da anni, un fenomeno minore nel panorama del malaffare italiano. Anzi, acquisiscono sempre più potere e oggi riescono a gestire in perfetta autonomia tutta la trafila di traffici illegali. Primo tra tutti, quello di esseri umani sulla pelle di centinaia di migranti.

La nuova relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, relativa alle attività per il primo semestre del 2016, rivela come i gruppi che gestiscono l’affare dell’immigrazione clandestina si siano specializzati e abbiano raggiunto una potenza organizzativa impensabile solo pochi anni fa. Capace, oggi, di giungere alla pianificazione dell’abbandono in mare delle carrette e dei migranti solo per sollecitare l’intervento delle navi impegnati a pattugliare il Mediterraneo.

“Hanno ampiamente dimostrato una spiccata capacità nella gestione, in totale autonomia, di tutte le fasi che compongono la filiera del trafficking e dello smuggling”. E cioè, come si legge ancora nella Relazione: “il reclutamento delle vittime; il programmato abbandono in mare per provocare l’intervento di supporto; il conseguente approdo sotto la protezione dell’azione di soccorso internazionale; la fornitura di documenti falsi per i trasferimenti; l’arrivo alla meta finale con l’inserimento nei mercati illegali esistenti nei Paesi di destinazione”.

A sostegno di queste conclusioni, gli inquirenti della Dia citano una recente operazione di Polizia e Guardia di Finanza messa a segno nel giugno scorso nelle Marche, ad Ancona, dove tredici persone – capeggiate secondo l’indagine da un consulente del lavoro – avrebbero procurato decine di contratti di lavoro fasulli a cittadini nordafricani coinvolgendo nei loro affari aziende locali ma anche ditte emiliane, aziende liguri e pugliesi.

Non è tutto, perché i trafficanti sarebbero in grado di disporre a loro piacimento degli immigrati. E di organizzare il loro allontamento dalle strutture di accoglienza. Che viene poi seguito dal “loro smistamento verso il centro-nord del Paese, da dove eventualmente raggiungere più agevolmente le località del Nord Europa”. Ma ciò è possibile, secondo la Dia, se i parenti dei migranti (di solito rimasti in patria) garantiscono ai negrieri del terzo millennio nuovi pagamenti ai trafficanti.

I viaggi della speranza sono delle vere e proprie traversate infernali. Riprendendo quanto emerse durante un’inchiesta siciliana del 2015, la Dia sottolinea come i sodalizi – nel caso citato un gruppo di eritrei ed etiopi – aveva organizzato tutto il viaggio nei minimi dettagli, compresa la scorta di guardie armate nel tragitto africano. I migranti venivano considerati come una merce e tra i vari gruppi che operano in questi affari più volte si sarebbero registrati scambi e “acquisti” di uomini e donne.

Destinati, questi ultimi, per lo più, a una vita infernale stretti fra la morsa del caporalato, della piccola manovalanza criminale o, per le donne, dallo spettro della prostituzione.

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