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Idioti forse, giustizialisti mai

Idioti forse, giustizialisti mai

Vittorio Feltri ieri ha scritto che è «da idioti e giustizialisti» opporsi al carcere a vita per i mafiosi e i terroristi che si sono macchiati di gravi crimini perché «nessuno di quelli che sono dietro le sbarre può essere massacrato bensì posto in condizioni di riabilitarsi, mafioso o criminale comune che sia», altrimenti non sarebbe giustizia ma una vendetta in contrasto con i principi della Costituzione. Visto che noi siamo tra i pochi che abbiamo criticato l'abolizione del 4 bis (l'articolo che introduce la possibilità dell'ergastolo a vita) ci sentiamo chiamati in causa in quanto «idioti giustizialisti». Su «l'idiota» possiamo discutere, ma sul «giustizialista» no, non lo siamo.

Vittorio Feltri ha ragione: il carcere «fine vita mai» che nega la possibilità di una riabilitazione è una barbarie. Il fatto è che il «4 bis» non dice questo, non preclude il ravvedimento. In quella legge non c'è scritto che chi fa saltare in aria con cento chili di tritolo il giudice Falcone, sua moglie e l'intera scorta deve per forza morire in prigione campasse altri cent'anni. E neppure che se uno scioglie un bambino nell'acido è successo anche questo - debba essere sepolto vivo in una cella. No, quella legge dice un'altra cosa. Dice che se tu fai saltare in aria dieci persone e ti diletti a sciogliere bambini hai gli stessi diritti di un detenuto comune compreso i permessi e la libertà a fine pena a patto che collabori con la giustizia a smantellare l'organizzazione che ti ha portato a compiere simili efferatezze. Per intenderci, se Totò Riina avesse preso le distanze dai suo esercito di mafiosi sarebbe morto nel letto di casa e non in un carcere.

Feltri dice bene: anche al mafioso più incallito deve essere data la possibilità di riabilitarsi, cioè prendere coscienza degli errori fatti. Ma gli chiedo: può dirsi «riabilitato» uno che volutamente protegge assassini in libera circolazione, bombaroli a spasso e trafficanti di droga (cioè di morte), uno che chiamato a rispondere di duecento omicidi si presenta in aula non per negare o difendersi ma solo per sfidare la corte con un sorriso beffardo, a dimostrare ai suoi compari fuori che lui è un duro e nulla teme e diventare quindi un modello da imitare?

Centinaia di mafiosi assassini si sono pentiti, con i loro racconti fatti il più delle volte per pura convenienza - hanno evitato nuove stragi e altri morti.

E hanno così rivisto la luce di una libertà non sempre meritata. Sono stati questi, caro Vittorio, tutti degli idioti come noi?

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