Cronache

Ilva, il processo riparte dal gup E l'Asl vieta di aprire le finestre

Niente giudizio per ora: la Corte d'Assise rimanda tutto all'udienza preliminare. E l’inquinamento industriale continua a sfornare paradossi

Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto
Veduta esterna dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto

TARANTO - Mentre il Consiglio dei Ministri emana il nono decreto “salva Ilva”, i tarantini sono costretti a chiudere le finestre per ordine delle autorità sanitarie: l’inquinamento industriale continua a sfornare paradossi.

Oggi è ripartito il maxi processo, ma la Corte d'Assise di Taranto ha deciso di annullare il decreto che dispone il giudizio e rimandare tutto all'udienza preliminare. Nel verbale redatto il 23 luglio scorso davanti al gup, infatti, mancava l'indicazione del difensore d'ufficio per 10 imputati i cui legali erano assenti quel giorno. Indicazione che invece compare nella sentenza del giudice.

E proprio mentre il processo per disastro ambientale che vede accusati la vecchia dirigenza dello stabilimento siderurgico (la famiglia Riva col management di sua fiducia, diversi amministratori – fra i quali l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola – e alcune figure pubbliche di rilievo, fra dirigenti e tecnici) ricomincia da capo, arriva, dal dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, sotto forma di “consiglio”, una disposizione ben precisa rivolta ai cittadini: chiudete le finestre dopo le otto del mattino ed evitate di fare sport all’aperto (“attività fisica”). L’asl concede una deroga “nel primo pomeriggio” ma continua a temere i contraccolpi di polveri e fumi industriali, parlando di “misure cautelative in occasione di possibili criticità dello stato di qualità dell’aria a Taranto”. Un contorsionismo verbale nel più puro burocratese che prosegue “suggerendo” di “ridurre al minimo l’utilizzo di automezzi”.

Un’eco-austerity da domeniche a targhe dispari con il trionfo delle contraddizioni appena accennate. L’autorità sanitaria spiega infatti che si tratta di “comportamenti consigliati a tutta la popolazione a prescindere dai livelli di inquinamento” e che l’indicazione di fasce orarie “non è testa a scoraggiare il movimento e l’esercizio”. Anzi, i tarantini dovrebbero sgranchirsi le gambe ogni giorno. Magari passeggiando ai Tamburi, dove troverebbero la targa – a proposito di targhe – che un cittadino, un ex operaio dell’Italsider, un ex consigliere circoscrizionale, Peppino Corisi, pose sul muro di un palazzo in piazza Masaccio. Anche lui vittima del cancro: “Nei giorni di vento nord-nordovest – si legge - veniamo sepolti da polveri di minerale e soffocati da esalazioni di gas provenienti dalla zona industriale “Ilva”. Per tutto questo i cittadini (dei Tamburi, ndr) maledicono coloro che possono fare e non fanno nulla per riparare”.

La targa è dell’agosto 2001. La storia si ripete. Se non è farsa è paradosso. “Wind days” come una canzone di Springsteen. Li chiamano “wind days”, giorni poco gloriosi, col vento che corre a sette metri al secondo e in groppa fumi e polveri. “Wind days”in base ai dati di quell’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, che si affretta da mesi a dire: tutto ok. “L’analisi del quadro emerso dalle rilevazioni Arpa – scrive l’asl di Taranto - evidenzia come la situazione in merito alla presenza nell’aria di inquinanti di origine industriale sia complessivamente sotto controllo e non si osservano reali urgenze in termini di salute pubblica”.

E allora perché far chiudere le finestre ai cittadini dopo le otto del mattino? Perché consigliare di aprirle dalle 12 alle 18, dissuadendo dal fare sport all’aperto? Perché negli ultimi giorni, per due volte di seguito, sono stati osservati e denunciati dagli ambientalisti di Peacelink, sforamenti di oltre 100 nanogrammi per metro cubo d’aria dei pericolosissimi idrocarburi policlici aromatici (Ipa). E il traffico di automobili non era il principale indiziato. Le autorità sanitarie hanno ovviamente sollecitato il sindaco Ezio Stefàno al quale era indirizzata la relazione. Oltre le polveri si è sollevato il polverone mediatico: è sceso in campo il tg1 e altre testate hanno cominciato il tam tam riaccendendo i riflettori (mai spenti) sulla città dell’acciaio. Riprende (al rallentatore) il processo contro i Riva, il governo sforna un nuovo decreto.

Sotto il cielo di Taranto nulla di nuovo, polveri comprese.

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