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Immigrati, è uno show

Salvini tiene duro, Di Maio apre allo sbarco. Tre deputati, di cui uno di Forza Italia, salgono sulla SeaWatch: è tutta campagna elettorale

Immigrati, è uno show

SeaWatch è il nome di una piccola nave di un'ong che - violando le leggi - sta cercando di scaricare in Italia il suo carico umano di 47 immigrati raccolti in mezzo al mare. Ma SeaWatch oggi è anche altro, è il palcoscenico galleggiante della campagna elettorale per le elezioni europee di maggio, un po' come il corpo martoriato della povera Pamela - la ragazza di Macerata fatta a pezzi da un gruppo di immigrati spacciatori - divenne l'arma del contendere politico alla vigilia delle elezioni politiche del marzo scorso. Allora, come oggi, vale la regola: vince chi dà ragione alla pancia del Paese. Chi più urla più incassa nel rispettivo campo, al diavolo tutto il resto. E pazienza se il saggio Prezzolini in anni non sospetti teorizzava che «una buona democrazia non può sopravvivere altro che creando una classe dirigente intellettualmente e moralmente superiore alla media del Paese che rappresenta».

Oggi i moderati e i saggi - per loro colpe passate - non vanno di moda e le opzioni in campo sono di conseguenza solo quelle estreme, quindi ingiuste e di fatto impraticabili se non pagando altissimi prezzi economici e politici. Possibile che tra la ricetta «porti chiusi sempre e a prescindere» di Salvini e quella «porti aperti sempre e a prescindere» della sinistra non ci sia neppure un piccolo spazio in cui si possano infilare buon senso e pragmatismo, con buona pace di tutti?

Noi condividiamo la svolta impressa da Salvini al contrasto all'immigrazione, non ci fa paura. Ma neppure ci fanno paura 47 disperati da giorni all'ancora al largo di Siracusa. Così come riteniamo legittimo ma inutile, se non appunto alla loro visibilità, l'assalto fatto ieri alla SeaWatch da tre deputati in cerca di medaglie, la forzista Stefania Prestigiacomo, il comunista Nicola Fratoianni e il radicale europeista Riccardo Maggi. Inutile perché la gente non ne capisce il senso, anche ma forse soprattutto per l'anomalia politica della compagnia.

Siamo allo show permanente, messo in scena non tanto a scapito di quei disperati, che sono in sicurezza, ma dell'intelligenza degli italiani. Scommetto che i 47 immigrati prima o poi sbarcheranno, come scesero a terra nell'agosto scorso quelli della nave Diciotti. E allora è forte il sospetto che il governo in realtà stia solo cercando, con questo braccio di ferro, di distrarre l'opinione pubblica dai suoi fallimenti sui temi economici.

Meno immigrati e più tasse è uno scambio che a noi non piace.

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