Cronache

Imperia, tunisino indagato per terrorismo: "Chiarirò tutto"

Nel suo telefonino sono state trovate, a detta degli inquirenti, foto di bambini morti e bandiere dell'Isis

Imperia, tunisino indagato per terrorismo: "Chiarirò tutto"

Perinaldo - "Ma quale terrorista. Non vedo l'ora di parlare ai magistrati e di chiarire la mia posizione. Ci troviamo di fronte a un clamoroso equivoco. E' dal 1989, infatti, che vivo regolarmente in Italia e da anni lavoro come muratore a Perinaldo. Vi spiego tutto". Così inizia lo sfogo di Mohamed Amachi, 49 anni, muratore originario della Tunisia, ma abitante nel piccolo borgo medievale dell'entroterra di Vallecrosia, in provincia di Imperia, indagato dalla Dda di Genova con la pesante accusa di terrorismo. Nel suo telefonino sono state trovate, a detta degli inquirenti, foto di bambini morti e bandiere dell'Isis. Gli investigatori gli hanno sequestrato tutto: smartphone, telefono e qualsiasi supporto informatico che dovrà essere attentamente analizzato. E allora, perchè parlare di un equivoco? "Ma certo, quelle foto di cui parlano gli inquirenti, si riferiscono al mio Paese, la Tunisia e ritraggono alcuni ragazzi uccisi dalla polizia negli scontri (della Primavera Araba, ndr)". Prosegue Mohamed: "Io ho operato a fianco di associazioni che tutelano le famiglie di queste persone uccise e potete ben immaginare il materiale che mi è stato inviato". E ancora: "Naturalmente, posso provare tutto ciò che dico, con mail e altra documentazione". E quel filmato con le bandiere nere e le scritte in arabo che a quanto pare inneggerebbero l'Isis? "E' un video che è stato trasmesso trasmesso da una televisione privata nazionale e che è stato spacciato, l'anno scorso, come recente. Visto che riguardava il mio Paese ho svolto una breve ricerca su youtube, scoprendo che quel filmato, in realtà, era stato girato tre anni prima, nel 2013. Così ho scritto a Striscia la Notizia, che ne ha parlato in trasmissione, costringendo il conduttore della trasmissione a rettificare". Mohamed, che è difeso dall'avvocato Alessandro Gallese, dice di aver tenuto quel video, come ricordo e testimonianza della propria segnalazione. Conclude: "Qui mi conoscono tutti. E' un paese di poche centinaia di persone e quando esco di casa, mi guardano storto, visto che sono l'unico quarantanovenne tunisino che abita a Perinaldo.

C'è già poco lavoro, se poi accadono queste cose, davvero non so cosa dire, ma riuscirò a chiarire presto la mia posizione e sono a disposizione per essere interrogato".

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