Cronache

Gli imprenditori bocciano Renzi

L'indice scende a 100,1: è al livello ndel 2010. La politica del governo basata su bonus e deficit non stimola la domanda interna di consumo. Si salva solo la produzione manifatturiera

Gli imprenditori bocciano Renzi

I dati sulla fiducia delle imprese di marzo mostrano che la politica del governo, basata su bonus e deficit, non serve per lo scopo con cui viene giustificata, quello di stimolare la domanda interna di consumo, mediante il debito. Mostrano, infatti, che l'economia italiana, nella domanda di consumo è retrocessa al livello del 2010. Ci salva solo la produzione industriale manifatturiera, tramite la capacità di competere, a livello internazionale, sia pure in modo diseguale e incompleto, grazie all'aiuto dato dalla politica di espansione monetaria della Bce.Mentre le chiacchiere propagandistiche, fra una inaugurazione e l'altra, del nostro premier e dei suoi ministri e portavoce, decantano miracoli. Riguardo a quel che ha fatto il governo si può infatti notare che l'indice di fiducia delle imprese nella rilevazione di marzo è retrocesso dal livello, già esiguo, di 103,2 del mese scorso, al livello di 100,1. Quell'1, dopo la virgola è foglia di fico. Siamo al 2010.Questo indice di fiducia si compone di quattro sottoindici, uno per le industrie manifatturiere, un altro per i servizi, il terzo le costruzioni e il quarto per il commercio al dettaglio. L'indice di fiducia dei servizi è in calo di oltre 3 punti, a 103,2 da 106,5; quello del commercio al dettaglio di quasi due da 106,8 a 104,9 e quello delle costruzioni di quasi uno da 119,3 a 118,4. Quello delle industrie manifatturiere sale da 102 a 102,2. Risultato meno 3 punti.Nel 2010, epoca del governo Berlusconi, l'Italia aveva registrato un aumento del Pil dell'1,7%. Ciò comporta che alla fine del 2010 il Pil era a meno 4,8 sul 2007. Nel 2011 ultimo anno di governo Berlusconi, il nostro Pil è aumentato ancora di 0,6%. Poi c'è stato un triennio di recessione coi governi Monti, Letta e Renzi. Nel 2015 la ripresa.Adesso, in questo gioco dell'oca, le imprese, che si basano sul fatturato e sugli ordinativi i dati oggettivi sono come nel 2010. Il che consente di dire che «si stava meglio quando si stava peggio» ossia nel 2011 con Berlusconi. Ciò che risulta peggiorato, tra febbraio e marzo sono componenti fondamentali della domanda di consumi e l'industria delle costruzioni.Dunque quando il governo dice che siamo in ripresa grazie alla sua politica basata su un nuovo deficit di bilancio di 2 punti e mezzo fa una affermazione che non trova riscontro nei fatti. Se non ci fosse l'industria manifatturiera, nel marzo sarebbero addirittura sotto il 2010. La manifatturiera beneficia del fatto che l'euro si è deprezzato e del fatto che una parte delle imprese si è riorganizzata e riesce a competere con quelle estere. Ma nelle imprese che non operano nella concorrenza internazionale, non c'è una analoga situazione. L'Istat rileva anche un indice di fiducia dei consumatori, espresso con il 2010=100. Il risultato di questo indice è il premio di consolazione per il governo: esso aumenta di 0,5 passando a 115,0 da 114,5. Esso si compone di tre sottoindici, riguardanti la situazione economica generale, la componente personale e la previsione sul tasso di disoccupazione. Il miglioramento di 0,5 punti nasce dalla somma algebrica di queste componenti: c'è più ottimismo sulla situazione del Paese, un lieve peggioramento nella valutazione della situazione personale e una stima invariata al 12% per la disoccupazione. I dati sono stati raccolti prima degli attacchi terroristici di Bruxelles e del Pakistan. Il fatto che il governo riesca a infondere fiducia sulla situazione generale, mentre non aumenta quella personale, aiuta a campare.

Ma non ci si può nutrire di pane e fiducia.

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