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Indebitati e spreconi

Indebitati e spreconi

L'Europa ci dà 48 ore per spiegarle come mai abbiamo speso un mucchio di soldi, sforando il deficit concordato, senza ottenere nessuna crescita ma addirittura l'effetto opposto, cioè la maggiore decrescita tra i Paesi membri. Tutta colpa di quel maledetto e inutile reddito di cittadinanza che, oltre ad affondare il Paese, senza risolvere il problema della povertà sta pure mandando a picco il suo geniale ideatore che di nome fa Di Maio.

È bello, e facile, cavarsela dicendo che siamo di fronte all'ennesima arroganza di un'Europa cinica e cattiva e che noi siamo buoni e bravi. Purtroppo non è così. Abbiamo firmato pochi mesi fa un patto e, per l'ennesima volta, non lo abbiamo rispettato. Di più: molto probabilmente lo abbiamo firmato sapendo bene di non poterlo rispettare, pensando di essere i più furbi di tutti e contando sullo stellone italico che alla fine ce la fa sempre sfangare.

Il problema non è il merito, che si può e, anzi, si deve discutere. La questione riguarda la credibilità, l'affidabilità e l'arroganza di questo governo e della sua inadeguata classe dirigente grillina. Esperti, analisti e osservatori terzi, avevano messo in guardia all'unanimità che la manovra economica firmata da Conte e Di Maio non poteva stare in piedi, sfidava le leggi della gravità ancora prima che quelle dell'economia. Ma loro niente, non hanno sentito ragione, sono nati imparati e hanno tirato diritto. Sono d'accordo che sforare il debito non necessariamente è un reato. Lo è se diventa spreco di soldi pubblici, italiani e non dimentichiamolo - pure europei.

Adesso si può rilanciare il tormentone dell'Europa cattiva che ci vuole affamare. Oppure fare mea culpa e sedersi seriamente al tavolo delle trattative per immaginare un futuro diverso. Magari chiedendo nuove regole, però offrendo in cambio quella serietà fino ad ora mancata. Ma possono un premier delegittimato (Conte) e un ministro commissariato (Di Maio) avere l'autorità e la credibilità necessaria? La risposta è scontata: no, non possono. Se Salvini, ora leader di fatto del governo, si ostinerà a tenere in vita questo baraccone con Di Maio diventerà complice dell'inevitabile disastro più di quanto non lo sia stato fino ad ora.

E, a quel punto, non potrà chiamarsi fuori dalle conseguenze, come accaduto, per motivi diversi, prima a Monti, poi a Renzi e ora a Di Maio.

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