Cronache

Un italiano su tre litiga col fisco

Contenziosi per 21 milioni di contribuenti. In gioco 100 miliardi

Un italiano su tre litiga col fisco

Perché la flat tax è una buona idea? Basta leggere qui. Alla fine del 2016 un terzo degli italiani era in causa con il fisco. Tipo: 21 milioni di persone impantanate nelle sabbie mobili di un qualche processo tributario in primo, secondo o terzo grado (Cassazione). In ballo ci sono, secondo alcuni calcoli, 100 miliardi di contenzioso. E a cercare di sbrogliare la matassa dovrebbero pensarci i 3.152 giudici tributari di primo e secondo grado. Oggettivamente: impossibile. Ok, è vero: i dati del ministero dell'Economia sul contenzioso tributario del terzo trimestre del 2017, dicono che rispetto ad un anno fa l'arretrato è calato del 12,5%: si è passati dalle 496.262 cause di un anno fa alle 434.117 di settembre. Quello che il ministero non dice è che il calo si concentra nel primo grado di giudizio (le Commissioni tributarie provinciali, Ctp) che si giova delle scappatoie legali inventate dalla politica per evitare che si arrivi a processo. Per questo nel terzo trimestre del 2017 alle Ctp sono state presentate 26.354 cause, meno 15,3% rispetto a un anno fa, e ne sono state definite 34.044. Ma i grafici in queste pagine, elaborati dal sito di data journalism Truenumbers.it, mostrano che nei tribunali di secondo grado (Commissioni tributarie regionali, Ctr) le nuove cause sono più numerose delle cause definite: ne sono arrivate 11.688 e ne sono state chiuse 10.588. Quindi, in secondo grado, l'arretrato aumenta.

Le cause pendenti davanti alle Ctr erano 152.651 un anno fa e sono diventate 155.719 a settembre 2017, in crescita anche dal trimestre precedente quando erano 154.619. In altre parole in soli tre mesi l'arretrato è aumentato di 1.100 cause. L'arretrato cala solo grazie al calo dei ricorsi dei contribuenti in primo grado. E come mai gli italiani non portano più il fisco in tribunale? Semplice: perché il fisco ha escogitato mille modi per bloccare i nuovi ricorsi attraverso, ad esempio, l'adozione del meccanismo del reclamo/mediazione che obbliga il contribuente a sedersi davanti al gabelliere e trovare un compromesso nel caso in cui in ballo ci siano cifre fino ai 20mila euro. Dal 2018 questo obbligo di mediazione viene esteso alle cause fino a 50mila euro ed è quindi molto probabile che i prossimi comunicati del ministero racconteranno con giubilo di un nuovo calo dell'arretrato, ma sarà un effetto ottico.

La verità è che non si entra nei tribunali per il terrore da parte del contribuente di incamminarsi su una strada lunga anni, a volte decine di anni. Quindi accetta di pagare la cifra proposta dal fisco e chiuderla lì anche se quella cifra non avrebbe dovuto pagarla. Paga poco, ma subito ed evita un sacco di grane. Praticamente un ricatto. Un altro meccanismo che ha contribuito a ridurre le liti è quello del ravvedimento operoso: possibilità che è stata estesa non solo alla dichiarazione dei redditi dell'anno prima, ma anche a quelli degli anni precedenti sempre per evitare di andare in tribunale. Infine c'è la rottamazione delle cartelle: un vero e proprio condono.

Sono tutti piccoli sotterfugi legali che cercano di mettere pezze ad un sistema fiscale che non è solo esoso, ma soprattutto è complicato, farraginoso, contorto, contraddittorio e verso il quale l'unico rimedio che la politica ha congegnato è quello di iniettare periodicamente piccole sanatorie a intervalli regolari per evitare il collasso. Come se a un malato invece delle cure si desse la morfina. La morfina sono i condoni, la cura è la flat tax: talmente semplice che le liti fiscali, almeno quelle che riguardano i redditi personali, crollerebbero verticalmente.

E chi invece decide di portare comunque il fisco in tribunale? Nelle Commissioni tributarie regionali (il secondo grado di giudizio) il contribuente, stando ai dati del terzo trimestre di quest'anno, vince mediamente nel 37% dei casi: in altre parole gli erano stati chiesti 626,13 milioni di euro che non doveva assolutamente pagare. I contribuenti più testardi, quelli cioè che nonostante tutto decidono di andare davanti ad un giudice, sono i laziali: tra luglio e settembre hanno portato davanti alle Ctr 2.046 cause. Al secondo posto ci sono i campani con 1.990 cause e al terzo i siciliani con 1.616. La Lombardia è solo quarta con 1.213 cause.

Ora, se si vuole dare un taglio all'inferno fiscale le strade sono solo due: rivoluzionare il sistema fiscale introducendo la flat tax per ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese, oppure continuare sulla strada delle scappatoie legali e dei ricatti legalizzati.

Basta saperlo.

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