Cronache

Ius soli, Francesco scivola sulla citazione di Benedetto XVI?

Le parole di papa Francesco sullo Ius soli hanno sollevato polemiche nella Chiesa. Nel discorso di Bergoglio anche una citazione di Ratzinger. Che secondo alcuni sarebbe sbagliata

Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio
Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio

Le parole di papa Francesco sulla cittadinanza ai migranti hanno aperto una nuova breccia nella Chiesa. Divisa tra chi sostiene la legge in approvazione in Parlamento sullo Ius Soli e chi invece appoggia la linea di apertura totale all'immigrazione del Pontefice. Nel suo discorso per la giornata mondiale delle migrazioni, Bergoglio ha citato pure Benedetto XVI, suo predecessore e guida di quell'area più tradizionalista della Santa Sede. La citazione, però, secondo Libero sarebbe sbagliata.

In realtà anche Libero sbaglia a mettere insieme le citazioni. Proviamo quindi a fare chiarezza. Bergoglio scrive: "Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera". Nel testo viene riportato il link alla citazione di Benedetto XVI, ovvero il punto 47 dell'enciclica Caritas in veritate. Nel capoverso in questione, Ratzinger parla sì della "centralità della persona umana", ma non in riferimento alle migrazioni. Quanto piuttosto alla "umanizzazione del mercato e delle società" anche "nei Paesi che soffrono di esclusione o di emarginazione dai circuiti dell'economia globale". "Negli interventi per lo sviluppo - scriveva Ratzinger - va fatto salvo il principio della centralità della persona umana, la quale è il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo. L'interesse principale è il miglioramento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinché possano assolvere a quei doveri che attualmente l'indigenza non consente loro di onorare".

Più avanti, nel messaggio per la 104esima giornata mondiale del migrante e del rifugiato, Bergoglio cita nuovamente la Caritas in veritate. Spiegando che l'obbligo di ogni stato di "proteggere" i migranti "si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio". Il link questa volta porta al paragrafo 62 dell'enciclica di Benedetto XVI. Dove il Papa emerito scriveva che le migrazioni sono un "fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato". In che modo? Con una "stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano", con l'armonizzazione dei "diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati". Insomma: non solo i diritti dei migranti, ma anche quelli dei Paesi ospitanti.

Che possono ottenere un "contributo significativo allo sviluppo economico" dai migranti, ma senza dimenticare " le difficoltà connesse con la loro integrazione".

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