Cronache

Johnny lo Zingaro, una vita da criminale

Rapine, omicidi, evasioni: ecco chi è Giuseppe Mastini

Johnny lo Zingaro, una vita da criminale

Dopo 25 giorni di fuga alla fine Johnny lo Zingaro è stato catturato. Giuseppe Mastini, questo il suo vero nome, è un criminale italiano. Già conosciuto alle forze dell'ordine per alcuni furti, rapine e un omicidio, fu condannato all'ergastolo nel 1989 in seguito a una serie di sparatorie e sequestri di persona effettuati a Roma nella notte del 23 marzo 1987. Venne inoltre indicato, seppure senza comprovati riscontri, come possibile complice dell'omicidio dello scrittore Pier Paolo Pasolini per via di un'amicizia con Giuseppe Pelosi e con i due fratelli Borsellino, militanti neofascisti ed amici di Pelosi, che anni dopo lo accuseranno di aver partecipato al massacro (episodio del quale gli stessi ragazzi si erano vantati alcuni mesi dopo i fatti dell'Idroscalo).

Analfabeta, figlio di giostrai lombardi di etnia sinti, Mastini si trasferì a Roma con i genitori all'età di dieci anni, risiedendo in una roulotte e occupandosi della gestione delle giostre. Iniziò a frequentare la criminalità giovanile del Tiburtino distinguendosi già a 11 anni per un furto e una sparatoria con la polizia che lo lascerà claudicante.

Il primo omicidio

Nella sera del 28 dicembre 1975, insieme al coetaneo Marco Giorgio, cercò di rapinare Vittorio Bigi, autista di tram, rubandogli diecimila lire e un orologio. Qualcosa però va storto e i due ragazzi sparano due colpi di pistola, uccidendo l'autista e occultandone il cadavere che verrà trovato una settimana più tardi, il 6 gennaio 1976, in un prato in via delle Messi d'Oro (zona Tiburtina). La testimonianza di un tassista portò, nel giro di pochi giorni, all'arresto dei due minorenni con le accuse di omicidio volontario, rapina aggravata e porto abusivo di pistola. Tradotto nel carcere minorile di Casal del Marmo, secondo le affermazioni di Mastini, conoscerà per la prima volta Giuseppe Pelosi.

L'evasione

Condannato a quindici anni di carcere, nel febbraio 1987 Mastini beneficia di un permesso premio di alcuni giorni per buona condotta, ma non farà ritorno nella struttura penitenziaria per scontare la pena, dandosi alla latitanza. Segnalato per una serie di rapine, viene riconosciuto in una foto segnaletica dalla moglie di Paolo Buratti, console italiano in Belgio, ucciso nella sua villa a Sacrofano da un colpo di pistola, nel tentativo di resistere a una rapina. Nel frattempo Mastini conosce Zaira Pochetti, 20 anni, di umilissima famiglia, figlia di un pescatore di Passo Oscuro, residente a Roma in un collegio di suore in quanto studentessa presso la facoltà di scienze politiche dell'Università La Sapienza.

Ultimo omicidio e l'arresto

La sera del 23 marzo 1987, Mastini e la giovane Pochetti, a bordo di una vettura da lui condotta, vengono fermati da due agenti della polizia di pattuglia in Via Quintilio Varo, presso l'incrocio con la Circonvallazione Tuscolana: ne scaturisce un conflitto a fuoco in cui viene ucciso l'agente Michele Giraldi e ferito gravemente Mauro Petrangeli. Mastini, illeso, si dirige con la compagna verso viale Palmiro Togliatti dove i due vengono intercettati da un carabiniere in borghese che intima loro l'alt. Pur investito da una raffica di proiettili che danneggiano l'auto di servizio, inclusa la radio, il milite rimane illeso e riesce a dare l'allarme da una cabina telefonica poco distante. L'automobile di Mastini si ferma in panne sulla via Nomentana. Con la minaccia della pistola, sottrae un'auto Lancia Gamma a una coppia. La ragazza, Silvia Leonardi, non riuscendo a scendere dall'auto del fidanzato per lo spavento, viene sequestrata e condotta fino alla zona della Bufalotta, e quindi rilasciata. Intanto a Roma viene dato l'allarme agli agenti di tutti i reparti, finché, nell'arco di alcune ore, Pochetti e Mastini vengono tratti in arresto. Nel processo celebratosi nel 1989, Mastini sarà condannato alla pena dell'ergastolo per tutti i reati a lui ascritti, ad eccezione dell'omicidio di Sacrofano, per insufficienza di prove (la stessa difesa di Mastini giudicò inattendibili le testimonianze della moglie della vittima).

Il 12 marzo 2014 Mastini ha usufruito di un permesso premio di alcune ore al fine di partecipare al concerto del gruppo britannico The Prodigy presso l'evento Rock in Roma. La concessione è stata ottenuta grazie all'impegno del detenuto in un programma di reinserimento sociale, percorso studiato dai volontari dell'associazione Nessuno tocchi Caino. L'autorizzazione inizialmente concessa per scopi di apprendimento giornalistico del Mastini, deciso a intraprendere la carriera di critico musicale in carcere, è stata ampiamente contestata all'interno delle istituzioni giudiziarie per piccole irregolarità compiute dal detenuto durante il concerto, irregolarità di poca rilevanza su cui le autorità presenti hanno preferito chiudere un occhio.

In seguito alla concessione di un periodo di lavoro all'esterno del carcere, il 30 giugno 2017 Mastini non ha fatto ritorno al penitenziario di Fossano e si è reso latitante.

Fino alla cattura di oggi.

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