Sparatoria a Trieste

"Il killer dei poliziotti era stato già arrestato per droga a casa sua"

Su Meran ci sarebbero tre dossier. Nessuno li ha controllati prima di concedere l'ingresso

"Il killer dei poliziotti era stato già arrestato per droga a casa sua"

Trieste - Alejandro Augusto Stephan Meran, il killer dei poliziotti nella Questura di Trieste, sarebbe stato arrestato per traffico di droga a casa sua, in Repubblica Dominicana, secondo un'informativa della Dndc, la Direzione nazionale antidroga del paese caraibico. La conferma arriva da Santo Domingo grazie ad Alicia Ortega, une delle più famose giornaliste investigative dell'isola.

A Trieste gli investigatori spiegano di non avere ancora ricevuto queste informazioni. «Per ora non abbiamo riscontri del genere, ma siamo in attesa di ricevere per vie ufficiali informazioni dettagliate dalla Repubblica Dominicana» spiegano da Trieste. Nell'informativa dell'antidroga di Santo Domingo, che fornisce anche una foto del killer dei due poliziotti con un filo di pozzetto e sguardo triste, corrispondono anche il numero di passaporto, in possesso degli inquirenti italiani, l'età, 29 anni e il luogo di nascita, Comendador, il capoluogo della provincia di Elías Piña. Un'area al confine con Haiti dove passano le vie del narcotraffico caraibiche. Su Alejandro ci sono «tre fascicoli della Dncd» e sarebbe «stato in carcere nel Paese per traffico di droga» si legge nell'informativa, dove «ha scontato la pena». Forse potrebbe trattarsi solo di un fermo o le accuse magari sono cadute in seguito, ma le certezze si avranno solo con l'arrivo della documentazione ufficiale richiesta dagli inquirenti del capoluogo giuliano. Le notizie che arrivano dall'antidroga di Santo Domingo sollevano, però, ulteriori domande sul passato tutto da chiarire del pluriomicida, che si tenta di accreditare come un bravo ragazzo affetto da turbe mentali.

Ortega è certa che il dominicano era schedato, ma in Italia non si è mai saputo nulla. Il giovane Alejandro sarebbe arrivato la prima volta nel nostro paese con la famiglia nel 2005. Poi però, se risultano tre dossier e l'arresto in Repubblica Dominicana, deve essere rientrato in patria.

Nel nostro Paese era incensurato e ha ottenuto un permesso di soggiorno di lunga permanenza. Evidentemente nessuno ha indagato su eventuali precedenti ai Caraibi. Secondo informazioni raccolte da il Giornale a l'Aquila il futuro killer, registrato come immigrato disoccupato, ha girato dal 2015 a Montebelluna in provincia di Treviso, Ponte della Alpi, vicino a Belluno e alla fine Trieste. Il legale di fiducia, Francesco Zacheo, che lo ha incontrato nel carcere del capoluogo giuliano racconta che «legge la Bibbia ogni giorno e non si ricorda» dei due poliziotti uccisi. Mercoledì prossimo si terranno a Trieste le esequie solenne delle vittime, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego.

Il legale sta cercando «di ricostruire la vita di Alejandro da quando è nato a oggi, ma da quello che dice la madre ha una fedina penale pulita». Il killer faceva anche la spola con la Germania dove ha vissuto con un amico a Deggendorf, che gli investigatori vogliono interrogare. Lo scorso novembre, a Monaco, Alejandro ha rubato un'Audi, non facile da portare via per un neofita, andando poi a sbattere contro la recinzione dell'aeroporto. Sembra che volesse entrare nello scalo a forza per prendere un volo diretto a Santo Domingo. Ali agenti tedeschi intervenuti ha detto che esprimeva «pensieri confusi su una missione per Gesù». Per questo motivo è stato ricoverato in una struttura psichiatrica. Il legale ed i familiari sottolineano che aveva problemi mentali ed era in cura in Germania. Zacheo, ha ribadito che la madre «prima dell'accaduto aveva denunciato tantissime volte» i problemi del figlio. «Se non ricordo male - conclude - Alejandro è stato negli ospedali di Belluno, Udine e Trieste».

Secondo l'avvocato «tutto, sarà basato ovviamente sulla perizia psichiatrica, dove si valuta la sua condizione mentale difficile».

Nonostante la dimestichezza con le armi dimostrata nella mattanza in Questura, Betanja, la madre, ha garantito al legale «che suo figlio non ha mai preso pistole in mano».

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