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Landini protegge il governo: niente sciopero contro Conte

Landini protegge il governo: niente sciopero contro Conte

I sindacati sarebbero pronti. Alcuni la chiamano «mobilitazione generale», altri rompono il tabù e dicono chiaramente che serve uno sciopero generale che tenga insieme tutte le proteste contro le scelte (o le non scelte) del governo. Manca solo una firma, forse quella più importante. Quella del segretario generale della Cgil. Maurizio Landini allergico, come si inizia a insinuare in ambienti sindacali, a proteste contro il governo Conte, sostenuto dalla maggioranza più a sinistra degli ultimi anni (M5s, Pd e Leu). I fronti aperti sono tanti. Oltre alle due crisi industriali più famose, ex Ilva e Alitalia, ci sono decine di tavoli di crisi che non trovano soluzione, ammortizzatori sociali in scadenza. Poi la legge di Bilancio, con plastic tax e sugar tax. Senza contare la mini rivalutazione delle pensioni, 50 centesimi al mese, già oggetto di una manifestazione nazionale a Roma. Abbastanza da evocare la forma di protesta più alta. Lo sciopero generale di tutte le categorie.

Ne ha parlato apertamente il leader dei metalmeccanici della Cisl: «Noi pensiamo sia arrivato il momento di mobilitarci, settore per settore» e poi «chiedere a Cgil, Cisl e Uil di costruire un percorso per arrivare a un grande sciopero generale».

Sulla stessa linea d'onda le altre federazioni delle tute blu. Francesca Re David, segretario generale della Fiom, ha chiesto a Cgil, Cisl e Uil «di costruire una grande mobilitazione». Appello subito raccolto Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, decisa a raccogliere l'appello di tutte le categorie. I metalmeccanici, ma anche pensionati, per arrivare «a realizzare una mobilitazione generale forte dei sindacati confederali sui temi della crescita, di un fisco che rispetti i lavoratori e i pensionati, dei contratti, dello sblocco delle infrastrutture, di trovare soprattutto una soluzione urgente alle tante vertenze industriali aperte».

Chiaro il messaggio. Non piace la gestione dell'Ilva, ma nemmeno un governo che fa del fenomeno Nimby, («non nel mio giardino», il rifiuto delle infrastrutture) un principio guida.

La Uil si confronterà sulla proposta dei metalmeccanici lunedì. «Una discussione ancora da fare», spiega Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec. I fronti aperti sono tanti. Una legge di Bilancio «insufficiente», tasse che danneggiano l'economia e il lavoro del Paese. «Io penso vada sviluppata una mobilitazione, se tutto questo si tradurrà in uno sciopero generale è da vedere». Anche nel caso della Uil, il segretario generale Carmelo Barbagallo non dovrebbe avere problemi nell'appoggiare tute blu e pensionati.

Manca all'appello il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. In questi giorni ha preferito dedicarsi solo alla vicenda dell'ex Ilva. Concentrandosi però - osservava ieri una fonte sindacale - solo sulle responsabilità di Arcelor Mittal». A favore dello scudo penale, ma mai con troppa convinzione.

Se i tre confederali decideranno uno sciopero, sarà il primo dal dicembre del 2011, quello di tre ore contro la riforma Fornero.

Più recente quello delle sole Cgil-Uil del 2014 contro il Jobs Act.

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