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L'eredità di Berlinguer imbarazza il Pd

Berlinguer ti voglio bene. Il titolo del vecchio film con Roberto Benigni traduce bene il sentimento delle rievocazioni di ieri, centenario della nascita del leader comunista

L'eredità di Berlinguer imbarazza il Pd

Berlinguer ti voglio bene. Il titolo del vecchio film con Roberto Benigni traduce bene il sentimento delle rievocazioni di ieri, centenario della nascita del leader comunista. Ti voglio bene, appunto, ma non ti amo (più). È stato certo opportuno ricordare l'uomo politico, perché, per citare il presidente della Repubblica, «fu un protagonista della vita del Paese», ma l'atmosfera in casa piddina ci sembrava quella di chi fosse pronto a imbalsamare (metaforicamente) l'ultimo vero capo comunista italiano. Il Pd ha dimenticato Berlinguer, come Miriam Mafai riteneva dovesse fare la sinistra? Sì e no. Sì, perché la sua figura, soprattutto nelle parole di Enrico Letta, è stata inserita in una teca e non sembra avere più molto da dire. No, perché in realtà il berlinguerismo, o almeno alcuni suoi aspetti, sembra ancora nel sangue non solo degli ex comunisti ma persino degli ex Dc, come Letta appunto. Basti pensare al giustizialismo, alla questione morale, al rapporto magistratura-politica, alla presunzione di superiorità etica: il Pd non sembra essersene discostato molto, anche se i 5 stelle si sono impadroniti della versione più selvaggia di questi temi.

Sono questi i «valori» di Berlinguer a cui il Pd afferma di ispirarsi? L'altro elemento, toccato non a caso di sfuggita nelle rievocazioni, ma fondamentale, visto il momento attuale, è il rapporto tra Berlinguer e la Russia, allora sovietica. Abbiamo ascoltato di nuovo la leggenda dello «strappo» da Mosca. E scriviamo leggenda perché così risulta dagli studi, già di qualche anno fa, di Silvio Pons, uno dei massimi storici del comunismo internazionale, ma soprattutto a lungo Direttore della Fondazione Gramsci, una fonte non sospetta. Carte d'archivio (anche sovietiche) alla mano, tutto questo atlantismo di Berlinguer non risulta: anche perché egli fu, nella fase finale della sua vita, in prima fila con il Pci a opporsi alle basi missilistiche dell'Alleanza atlantica, come quella di Comiso.

Quei movimenti pacifisti a senso unico non ragionavano molto diversamente da quelli che oggi parteggiano per Putin: e, in ogni caso, ostacolare quelle basi voleva dire oggettivamente schierarsi con l'Urss, come disse allora il presidente francese Mitterrand (che pure voleva bene più a Berlinguer che a Craxi). Questo va ripetuto, visto che il Pd, oggi meritoriamente atlantista, come tutti i neofiti tende a impartire lezioni a chi atlantista lo è sempre stato: vedi le critiche di qualche giorno fa a Berlusconi.

Non a caso, in una parte della sinistra diffusa, questi sentimenti anti-americani e neutralisti, che erano di Berlinguer, sono ancora ben vivi. Non aver finora toccato l'argomento, da parte di Letta, è un segno di debolezza. O almeno di scarsa chiarezza.

Marco Gervasoni

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