Fumata bianca

La lettera sullo "scisma" che agita la Pasqua del Papa

Settanta alti ecclesiastici si dicono preoccupati per le velleità scismatiche che provengono dalla Germania. L'allarme continua a risuonare in Vaticano, impegnato nella difficile sfida di trovare la via della pace in Ucraina

Quella lettera sullo "scisma" che agita la Pasqua del Papa

Papa Francesco è impegnato nel tentativo di pacificare la guerra in Ucraina ma la Chiesa cattolica universale deve anche affrontare dei venti scismatici.

Com'è successo più volte durante questo pontificato, l'allarme per l'imminenza di una spaccatura all'interno della Chiesa cattolica che sarebbe catastrofica proviene dalla progressista Germania. La nazione in cui, da ormai quasi due anni, è in corso un "Cammino sinodale" - un percorso che i critici (ma anche gli ultra-progressisti) chiamano "Concilio interno" - mediante cui il lato della Chiesa tedesca di sinistra sta cercando di modificare - tra assemblee, lavori programmatici e richieste a Roma - forme organizzative e dottrina. Una pressione che non accenna a diminuire nemmeno in questa fase così impegnativa e criticare del pontificato di Francesco.

Le spinte provenienti dai documenti stilati e dalle velleità culturali dei partecipanti al Sinodo sono le stesse che abbiamo avuto modo di elencare più volte nel corso di questi ultimi anni: laicizzazione della gestione ecclesiastica, revisione dei passaggi catechetici riferiti agli orientamenti sessuali come l'estensione delle benedizioni anche alle coppie omosessuali, abolizione dell'obbligo di celibato, apertura al sacerdozio femminile. Queste sono solo alcune delle svolte che la Chiesa teutonica reclama alla Curia romana, ma sono quelle che, a livello mediatico, riescono in qualche modo a imporsi nell'agendia del Vaticano.

I tedeschi hanno una loro ricetta complessiva per traghettare il cattolicesimo in quello che secondo loro dovrebbe essere il futuro. Tuttavia, se dovessero provare a strappare con il Vaticano sulle novità da adottare, potrebbero innescare una profonda lacerazione. Quella che darebbe vita, volendo utilizzare una formula riassuntiva, a una Chiesa nazionale ancorata su un potere economico-politico già ampiamente dimostrato. Perché la Chiesa di Germania, oltre a essere fortemente progressista, ha anche un imponente apparato finanziario in grado di supportare la forza delle idee progressiste, rappresentando al contempo una vera spada di Damocle per la situazione economica della Ecclesia.

Al contempo, un altro pericolo per Roma è che se la Santa Sede non dovesse frenare il processo di riforma teutonico, molte realtà tradizionali potrebbero sentirsi in diritto di svincolarsi o comunque di accendere i toni per quella che resta una battaglia sull'avvenire della Chiesa. Nella sua forma ma - dicono dalla destra ecclesiastica - pure nella sua sostanza. Tanto che da diverso tempo per più di qualche commentatore o addetto ai lavori lo scisma (che per un fedele è un evento terribile) è già de facto e mancherebbe soltanto l'atto formale.

È in questo contesto che 70 vescovi hanno messo nero su bianco le ragioni delle loro preoccupazioni. Come viene ripercorso da Aci Stampa, che ha anche tradotto la missiva, la lettera, firmata l'11 aprile, è stata sottoscritta anche da quattro cardinali. Tra questi, c'è l'australiano George Pell. Spicca la presenza di numerosi prelati appartenenti alle Chiese di Paesi africani o a quella degli Stati Uniti. Ed è importante a questo proposito ricordare che proprio Africa e Usa, in questi nove anni di pontificato di Francesco e non solo, hanno sempre rappresentato emisferi ecclesiastici piuttosto conservatori. Molto più di alcune chiese interne al Vecchio Continente.

Elencando le perplessità sul contenuto del Cammino sinodale - dalla messa in discussione dell'autorità del Papa alla vicinanza alla cosiddetta "teoria gender" fino ad alcuni concetti-chiave della Tradizione - i 70 sottoscrittori ribadiscono una tesi che circola da decenni negli ambienti conservatori, ossia che esisterebbe una parte di Chiesa cattolica, in Germania ma non solo, tutto centrata sulla sociologia, sulla "mondanità", intesa come "abbraccio al mondo", sul burocratese fatto dagli esperti, sulle logiche di potere e sulle teorie culturali del contemporaneo. Una Chiesa che secondo i critici delle istanze tedesche sarebbe ben lontana dallo spirito più profondo del messaggio cristiano e, in particolare, del cattolicesimo.

I prelati non negano l'opportunità di riforme, perché, ricordano nella lettera, "la necessità di riforma e di rinnovamento è antica quanto la Chiesa stessa. Alla sua radice, questo impulso è lodevole e non dovrebbe mai essere temuto". Ma gli stessi rappresentanti della Chiesa rammentano che "la storia cristiana è disseminata da sforzi animati da buone intenzioni che hanno però perso il loro radicamento nella Parola di Dio" e che "questi sforzi sono falliti perché hanno ignorato l’unità, l’esperienza e la sapienza accumulate dal Vangelo e dalla Chiesa". Una deriva che a loro dire andrebbe frenata il prima possibile.

Prima che lo scisma, da accusa per gli addetti ai lavori, non diventi una realtà effettiva della Chiesa in un momento in cui, ricordano i firmatari della lettera, "l'ultima cosa di cui la nostra comunità di fede ha bisogno è ricevere più confusione".

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