Cronache

L'ex monastero nelle Langhe dove regna la pace (a 5 stelle)

Tra vini, tartufi e spa al relais San Maurizio si ritrova l'equilibrio dei sensi e dello spirito: parola del nuovo ad, Virginia Tiraboschi

L'ex monastero nelle Langhe dove regna la pace (a 5 stelle)

La vera, grande ricchezza è sempre quella: la quiete. Una magica atmosfera che nel 1619 trattene sul punto più alto della collina che domina il paese di Santo Stefano Belbo (quello di Cesare Pavese), un gruppo di monaci Cistercensi partiti dalla Provenza. Qui, in mezzo alle Langhe piemontesi, fondarono il monastero di San Maurizio e lo abitarono fino al 1802. Furono loro a iniziare la coltivazione della vite e la produzione del vino. Nei sotterranei dell'edificio scavarono maestose cantine a volta, con mattoni a vista. Le sale furono affrescate e decorate. Oggi tutto questo c'è ancora. Ci sono voluti quattro anni di accurati restauri per trasformare l'antico convento in un lussuoso relais a cinque stelle, inaugurato nel 2002. Trentasei camere (ora anche 6 suite presidenziali), la spa tra le rocce di tufo, il ristorante stellato «Guido da Costigliole» nelle vecchie cantine, la piscina tra gli ulivi. Del monastero ha conservato non solo il nome, ma anche una (oggi ancor più pregiata) sensazione di pace. Non è un caso. «La mia sfida? Quella di far stare bene i nostri clienti, facendo vivere loro un'esperienza unica, indimenticabile». È questo l'obiettivo di Virginia Tiraboschi, amministratore delegato della San Maurizio SpA, gruppo di proprietà della famiglia Gallo. Bionda, occhi azzurri e vivaci, 25 anni spesi come dirigente nella pubblica amministrazione, dal comune di Ivrea a quello di Torino per finire alla Regione Piemonte come direttore regionale del settore Cultura, turismo e sport. Fino a due mesi fa. Un incontro, la proposta e il salto nel privato. Grinta e tenacia non le mancano per gestire e promuovere ben più di un relais, ma un «brand» - il San Maurizio 1619 appunto - che abbraccia vari settori. Quello degli hotel, con il relais delle Langhe ma anche con una struttura a Ischia collegata al Regina Isabella di prossima apertura, il settore Food&wine, con prodotti a marchio Tenuta San Maurizio con le eccellenze prevalentemente piemontesi dai vini ai cibi a base di tartufo (siamo a due passi da Alba). Ma anche una linea di prodotti skin care a marchio San Maurizio 1619, «che vengono realizzati con le erbe officinali coltivate nel nostro orto botanico». Per finire alla ristorazione: già aperti 4 Truffle Bistrot a Montecarlo, Lugano, Singapore e entro fine anno a San Pietroburgo. Non solo. Ora si vuole estendere anche all'area del design, con alcuni pezzi disegnati ad hoc da artigiani locali.

Il nome del San Maurizio oggi ha oltrepassato di nuovo le Alpi e ha conquistato estimatori in Svizzera, Francia, Paesi del Nord. Il 90% dei clienti arriva dall'estero, «in cerca di un'esperienza unica in un luogo esclusivo», racconta Virginia Tiraboschi. Esperienza che il più delle volte ripetono. Di cosa si tratta? «Il benessere, assoluto inteso come l'appagamento dei sensi e dello spirito. Qui si ritrova l'equilibrio con un'immersione totale nella natura», continua. Se l'occhio da questa collina a 400 metri d'altezza dal mare può spaziare rimbalzando delicatamente da un colle all'altro, l'olfatto può respirare la brezza che arriva dal mare non troppo lontano. Il gusto è lasciato alle cure di Andrea Alciati con «il» leggendario vitello tonnato, una cantina di 2900 etichette e 25mila bottiglie e il suo «diritto al tartufo»: lo vai a cercare - magari con la caccia organizzata proprio dal relais - poi lo porti al ristorante e loro te lo cucinano. Il tatto passa per la pigiatura dell'uva, preferita soprattutto dagli americani (ti recapitano a casa la bottiglia col «tuo» vino). Poi qui c'è un altro «sentire», quello che passa attraverso le opere d'arte sparse un po' e un po' là, ma anche dal vecchio cedro del Libano, con i suoi rami da 108 anni pare abbracciare chi passa da queste parti. Qui si dice che porta fortuna chinarsi davanti a lui.

Chi passa da qui, un accenno col capo non lo evita mai.

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