Politica

L'illusione della villetta sovranista

Credo che l'"Europa sovranista" evocata ieri dal palco di Milano dai leader di undici partiti sovranisti europei ospiti di Salvini sia un controsenso non da poco

L'illusione della villetta sovranista

Ovvio che tutti ci battiamo per essere padroni in casa nostra. E lo possiamo essere - rispettando le leggi che regolano la proprietà privata - se la nostra casa è una villetta. Ma se casa nostra è all'interno di un condominio già dobbiamo scendere a patti e compromessi con i vicini sulle regole, e sulle spese, comuni. La mitica «assemblea di condominio» è l'equivalente del Parlamento europeo: c'è l'amico ma anche quello a cui stiamo antipatici, l'invidioso e il rancoroso, quello che ama i cani e quello che li detesta, quello che non bada a spese e il tirchio. E più uno pretende di essere «padrone» più aumenta il tasso di litigiosità a scapito dell'accordo sui problemi.

Per questo credo che l'«Europa sovranista» evocata ieri dal palco di Milano dai leader di undici partiti sovranisti europei ospiti di Salvini sia un controsenso non da poco. O sei sovranista, e quindi anti unità europea, o sei europeista e di conseguenza anti sovranista. Per dirne una - ne sono testimone - a Marine Le Pen (presente ieri a Milano) sta più antipatica l'Italia dell'Europa, del resto in linea con la maggioranza dei francesi. Così come gli interessi dei vari sovranismi sono per definizione in contrasto tra loro: se nessuno vuole quote di immigrazione, gli immigrati restano nel Paese sovranista dove in qualche modo riescono a mettere piede; se nessuno vuole farsi carico di una quota dei debiti altrui (dal 2015 la Banca centrale europea ha comperato 1.753 miliardi di titoli di Stato italiani salvandoci dal rischio bancarotta), ognuno dovrà arrangiarsi in qualche modo, ammesso che ne abbia la forza.

Per essere «padroni in casa nostra» non basta essere forti nelle urne, servono autorevolezza, credibilità e competenza, altrimenti si fa la fine del governo italiano: due «sovranismi», quello leghista e quello grillino, ovviamente incompatibili tra loro e quindi inconcludenti. Matteo Salvini ieri ha detto di «essere pronto a dare la vita per l'Italia». Speriamo non sia necessario ma non vorrei neppure che a furia di inseguire sovranismi velleitari con soci così così, sia in Italia sia in Europa finisse all'incontrario: cioè che gli italiani debbano dare la vita per lui.

Commenti