Guerra in Israele

Iron Dome, il super Scudo (e un miliardo) per difendersi

Un attacco veramente massiccio quello lanciato dall'Iran contro obiettivi militari israeliani

Iron Dome, il super Scudo (e un miliardo) per difendersi

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Un attacco veramente massiccio quello lanciato dall'Iran contro obiettivi militari israeliani. Secondo i dati disponibili Teheran avrebbe lanciato 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici. Il risultato dell'attacco è stato però modestissimo in termini di efficienza bellica. Solo qualche danno minore alle infrastrutture della base aerea di Nevatim, nel Sud di Israele.

L'Iran ha giocato al meglio le sue carte cercando di «saturare» con i droni il sistema di comando e controllo israeliano e poi di perforarlo utilizzando vettori d'attacco più veloci, tra cui addirittura un missile ipersonico. Ma, come ha spiegato il contrammiraglio Daniel Hagari, dei più di 300 vettori d'attacco il 99% è stato intercettato dalle difese antiaeree. In parte anche grazie agli aerei alleati, levatisi in volo per una intercettazione anticipata: velivoli statunitensi, britannici, francesi e giordani hanno dato vita ad una preziosa linea di difesa. Ma il nocciolo duro della difesa israeliana, che ha dimostrato tutta la sua efficienza e la capacità di non essere sopraffatta con la forza del numero, sono stati il sistema Iron Dome con i suoi missili Tamir e il sistema Arrow3. Il sistema Iron Dome è costituito da batterie mobili. Quando un'unità radar rileva un razzo in arrivo, trasmette informazioni sulla velocità e sulla traiettoria al centro di controllo delle batterie. I computer del centro di controllo calcolano se il razzo colpirà un'area popolata o sensibile. In tal caso, viene lanciato un missile da un lanciatore, che contiene 20 missili intercettori. Ogni missile riceve costanti aggiornamenti di guida dal centro di controllo. Il missile distrugge il razzo in arrivo con una esplosione di prossimità. L'obiettivo è farlo lontano dalle aree popolate, per ridurre le possibilità di danni a terra. Dal 2011 al 2021, gli Stati Uniti hanno contribuito con un totale di 1,6 miliardi di dollari al sistema in materiali e know how, con un altro miliardo di dollari approvato dal Congresso degli Stati Uniti nel 2022.

Il problema è che questo sistema efficientissimo è anche costosissimo. Il costo unitario era (nel 2013) di 50 milioni di dollari per batteria e di 100-150mila dollari per intercettazione. Il sistema Arrow3 è ancora più avanzato. Il radar impiegato, in banda L, riesce a pattugliare e discriminare un bersaglio fino alla distanza di 1000 km. In questo modo, Arrow3 è efficace anche contro i cosiddetti missili tattici balistici. I missili intercettori possono colpire bersagli situati ad oltre 100 km di quota, volando ad una velocità oltre Mach 5. Per questo motivo, il sistema è definito esoatmosferico: può colpire al di sopra del limite dell'atmosfera, praticamente nello spazio. Allora Israele può permettersi di essere bersagliato senza reagire perché tanto il suo sistema di difesa intercetta tutto? Quella iraniana è solo una inutile provocazione?

Il problema sono i costi e il fatto che le ondate di attacco possono essere utilizzate dall'aggressore, in questo caso gli iraniani, per testare le criticità del sistema e rendere l'attacco seguente più efficiente. Quanto ai costi, un drone Shaed come quelli utilizzati nell'assalto si stima possa costare circa 20mila dollari. Molto meno dei missili che si usano per fermarli. Secondo quanto riportato ieri dal giornale israeliano Yedioth Ahronoth, il costo complessivo dei sistemi di difesa aerea utilizzati la notte tra sabato e domenica da Israele ha un valore superiore ad un miliardo di dollari (secondo alcune fonti un miliardo e trecento milioni). Israele riceve pressioni internazionali (anche dagli alleati che hanno aiutato a minimizzare gli effetti dell'attacco) perché moderi la sua reazione, potrebbe ad esempio colpire massicciamente le basi di lancio iraniane, è ampiamente nelle sue possibilità militari. Gli iraniani hanno detto: non colpiremo più se non provocati. Ma la vera questione è quanto convenga ad Israele restare esposta a questo tipo di attacco senza reagire e quanto una serie di attacchi possa esaurire la riserva di missili antiaerei. Un problema che la guerra in Ucraina evidenzia bene.

Non ci si può solo difendere per sempre.

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