Sanremo 2019

Litigi e battute, Sanremo specchio d'Italia

Dopo giorni di polemiche politiche arrivano le canzoni

Litigi e battute, Sanremo specchio d'Italia

Sanremo, Italia. Nel bene e nel male. Nel bene, il cast. Al di là della qualità, ce n'è per tutti i gusti, dal dodicenne che ascolta il rap al sessantenne che preferisce canzoni più tradizionali; dal brano tutto amore e bacetti a quello «impegnato» anche se è difficile stabilire se sia più banale presentare un testo coccoloso o un testo (...)

(...) sull'immigrazione (Motta e soprattutto Negrita, con riferimento diretto a Matteo Salvini) e sulle questioni sociali (incesti, carcere, varie ed eventuali).

Sanremo, Italia. Nel bene e nel male. Nel bene, la folla fuori dall'Ariston e lo struscio pomeridiano per «rubare» un selfie con gli artisti, magari con il conduttore Claudio Baglioni, che però dorme nell'albergo che fa corpo con il teatro Ariston, così passa direttamente dalla camera al palco.

Sanremo, Italia. Nel bene e nel male. Nel bene, l'attesa di qualcosa fuori dalle righe: un'esecuzione grandiosa, il monologo (forse giovedì) di Claudio Bisio, le imitazioni di Virginia Raffaele.

Sanremo, Italia. Nel bene e nel male. Nel bene, Andrea Bocelli, ieri ospite con il figlio Matteo della serata d'inaugurazione. La voce italiana più internazionale, il nostro biglietto da visita all'estero. Nel male, la mancanza di ospiti stranieri, è il Festival della canzone italiana ma sul palco del teatro Ariston si sono esibiti anche i Queen o Peter Gabriel. Le star costano e quindi si fa di necessità virtù.

Sanremo, Italia. Nel bene e nel male. Nel male, cosa c'è di più italiano della polemica sul conflitto d'interessi di Baglioni, che avrebbe selezionato troppi artisti rappresentati dal suo stesso agente, Ferdinando Salzano? L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla «contiguità amicale» elogiata dalla direttrice di Raiuno, Teresa De Santis, nel goffo tentativo di sgonfiare il caso, e il giorno seguente rinfacciata dalla stessa De Santis alla cronista (solo per caso del Giornale) che pone domande. Neanche scomode: solo domande. A proposito, c'è una cosa italiana almeno quanto la «contiguità amicale». Sì, è proprio Teresa De Santis, passata dal Manifesto, quotidiano orgogliosamente comunista, alle simpatie leghiste. Ora che è al comando, a Sanremo inanella una o più gaffe al giorno. Da incorniciare la dichiarazione che questo governo è così intelligente da non sentirsi toccato da certe canzoni. L'intelligenza al potere? Be', insomma, a vedere certi ministri non si direbbe.

Sanremo, Italia. Baglioni è passato dai pistolotti pro immigrazione al «per carità, noi non facciamo politica, siamo al servizio delle canzoni». Bisio conferma, ma la nuova linea lo indispettisce almeno un po' perché limita il suo raggio d'azione. In teoria, perché qualche battuta scomoda comunque gli scapperà. In ogni caso non è un buon segno che si attenda con timore e tremore politico l'esibizione di un comico, neanche fosse Kissinger. Le tifoserie sono già pronte sul web a commentare negativamente qualunque cosa Bisio dica o faccia. Parlerà di immigrazione? Sarebbe completamente fuori luogo. Non parlerà di immigrazione? Che noia, quel Bisio. Il dibattito comunque è iniziato all'annuncio del cast. Sarà un Festival sovranista, identitario, autarchico? Oppure immigrazionista, politicamente corretto, buonista? E se non fosse niente di tutto ciò? Se fosse «soltanto» un Festival della canzone, una settimana fuori dalla realtà, almeno per alcune ore, ieri troppe? Un modo di dimenticarsi la politica che ha un ruolo così invadente nella vita quotidiana? Anche l'evasione è un atteggiamento italianissimo.

Nel bene o nel male? Questa volta decidete voi.

Commenti