Politica

L'obolo per salvare il Pd

Ognuno dei milioni di cittadini che hanno partecipato alla sottoscrizione ha il diritto di sapere perché i suoi soldi non sono finiti dove promesso, a differenza di quelli raccolti da privati o messi a disposizione da imprenditori

L'obolo per salvare il Pd

Adesso ci spiegano che «non un solo euro è sparito» (e vorrei anche vedere) ma sta di fatto che «non un solo euro» è finito a sostenere gli scopi per cui era stato chiesto agli italiani. I 33 milioni di euro raccolti con la campagna dell'estate 2016 «Un sms solidale per i terremotati» hanno infatti preso altre strade - tra le quali anche una ciclabile - decise a tavolino dalla politica, che a quanto pare si è spartita il malloppo.

Non ci vengano ora a raccontare storie. È chiaro che ogni italiano che ha donato due euro attraverso un semplice messaggino telefonico pensava che il suo obolo servisse per aiutare i terremotati rimasti senza casa e lavoro, le aziende ferme con i capannoni distrutti e tutte le altre emergenze vitali ancora irrisolte a distanza di oltre un anno, non certo la ricerca di consenso della classe politica.

Scopriamo invece, per bocca di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, che la gente nei Comuni del cratere non ha visto né beneficiato di un solo centesimo di quella straordinaria gara di solidarietà degli italiani. Qualcuno ha giocato con le emozioni e con i morti. Non si fa. E questo «qualcuno» è il Pd, che di quel tragico evento controllava tutta la catena di comando: presidente del Consiglio e guida politica della Protezione civile (Matteo Renzi), commissario straordinario (Vasco Errani), presidente della Regione Abruzzo (Luciano D'Alfonso) e delle Marche (Luca Ceriscioli).

Chi ha deciso, chi ha autorizzato, chi non ha vigilato? Lo chiediamo a Matteo Renzi segretario di quel partito e all'epoca premier sul quale gli italiani tutti (pure noi, tanto che titolammo: «Forza Renzi») riposero grande fiducia. Ognuno dei milioni di cittadini che hanno partecipato alla sottoscrizione ha il diritto di sapere perché i suoi soldi non sono finiti dove promesso, a differenza di quelli raccolti da privati (la sottoscrizione «Un aiuto subito» di Corriere-La7) o messi a disposizione da imprenditori (la fabbrica costruita ad Arquata dalla famiglia Della Valle). E pure vorremmo certezze su come si intende utilizzare i milioni tanti in arrivo dall'Europa per la ricostruzione. Renzi ci tolga il dubbio, a questo punto legittimo, che invece di ricostruire case e fabbriche qualcuno stia pensando di ricostruire il Pd usando in maniera impropria i fondi del terremoto.

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