La sinistra extraparlamentare è tornata, solo che adesso indossa il vestito buono dei farisei. No, non è ancora figlia illegittima del Pdup. È tardo borghese e si sente vagamente intellettuale, quando si ritrova sconfitta se ne va fuori, fino a rinnegare preghiere e parole. C'era una volta il Pd, quello che ogni giorno santificava la democrazia parlamentare, l'architrave contro i populismi, il «mos maiorum» che tiene a bada chi va di viscere e pancia, il luogo sacro dove i voti non si contano ma si pesano. È lì che si formano le maggioranze per governare, qualche volta perfino mischiando le carte. La sovranità appartiene al popolo, ma il consenso va prima messo in lavatrice, ripulito. È per questo che il Pd non si fida di presidenzialismi e premierati. È troppo diretto. È affidare la democrazia ai figli di nessuno, alle masse anonime e non certificate, al cittadino qualunque senza una patente di qualità. Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno. È la grande tragedia del partito democratico.
Si potrebbe interpretare, da sinistra, come il tradimento della democrazia. Non è roba da poco e si rischia uno spaesamento, fino a smarrirsi e non trovare più la strada che porta a Montecitorio e Palazzo Madama. È quello che sta accadendo. Il centro si è spostato. L'opposizione non si fa più in Parlamento, scatola amara che i grillini non sono riusciti ad aprire, ma in ogni luogo dove la frustrazione può trovare uno sfogo più o meno roboante, qualche volta surreale. Ecco allora tracce sparse di sinistra nelle piazze, nelle università, nelle scuole, nel piccolo schermo della Warner Bros, dove un tempo scorrazzavano Titti e Gatto Silvestro, Wile E. Coyote e Beep Beep, o nelle bolle fittizie di La7 targata Cairo. La sinistra extraparlamentare mette ancora la kefiah e bestemmia Israele, e si affanna ogni giorno a commiserare l'America democratica di Biden, con la speranza di poter maledire a novembre quella di Trump.
La sinistra extraparlamentare è drammatica. È orfana del fascismo per poter vivere un antifascismo immaginario. Si sentono tutti partigiani di una resistenza a cui il destino ha negato uno straccio di regime. La fatica è che ogni giorno se lo devono inventare, cercando gli indizi nella spazzatura della realtà, senza avere purtroppo la poesia e la metafisica follia di Alonso Quijano e neppure il coraggio del suo meraviglioso scudiero. Il loro spettacolo è invece tronfio e retorico.
È la sinistra extraparlamentareche evoca uno sciopero Rai per protestare contro la lottizzazione. Davvero. Non è uno scherzo.
Se ne sono accorti adesso, dopo 70 anni, con il candore degli smemorati. Si dice che chi vince festeggia e chi perde spiega e qualche volta impara. La destra forse non sa festeggiare, ma la sinistra ostinatamente non impara.
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