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L'ultima follia grillina: "Il rosario in Senato segnale alle cosche"

L'ultima follia grillina: "Il rosario in Senato segnale alle cosche"

Al rosario di Medjugorje si contrappongono le citazioni del Vangelo secondo Matteo che invitano ad accogliere lo straniero. All'accusa di ostentare il crocifisso si replica rimproverando l'esibita devozione verso Padre Pio. Non era mai successo che in un dibattito politico in Parlamento diventassero protagonisti assoluti i simboli religiosi, usati come strumento di propaganda con un'attitudine tale che per trovare un precedente, quasi, analogo occorre tornare alle elezioni del 1948. Nell'aula di Palazzo Madama nel giorno della crisi di governo saltano tutte le regole del confronto politico che a tratti «transustanzia» in un contraddittorio mistico che trova il suo culmine nel momento in cui il vicepremier bacia appunto il rosario bianco di Medjugorje, rimproverato per questo dal presidente del Senato, Elisabetta Casellati che lo ha invitato a non esibire simboli religiosi in Aula.

E proprio l'insistita esposizione del rosario durante molti dei suoi comizi pubblici costa al ministro dell'Interno l'accusa più pesante tra le tante che gli sono state lanciate addosso ieri come pietre: quella di comportarsi come un affiliato della 'ndrangheta. Autore dell'invettiva un ex alleato, il pentastellato Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. «Ostentare il rosario in terra di Calabria, votarsi alla Madonna, dove è il santuario cui la 'ndrangheta ha deciso di consegnarsi significa mandare messaggi che uomini di Stato, soprattutto ministri degli Interni devono ben guardarsi dal mandare», l'accusa lanciata da Morra che poi «concede» al leader del Carroccio di averlo fatto per ignoranza. Per cadere subito dopo in una citazione decisamente fuori luogo ovvero le parole di Cristo in agonia sul crocifisso: «Padre perdonalo perché non sapeva quello che faceva», dice Morra.

Accuse folli per Salvini che replica subito sui social: «Morra ha detto che il rosario in Calabria è un omaggio alla 'ndrangheta. Io rifacendomi a Maria e al buon Dio, secondo Morra, ho mandato un messaggio alla 'ndrangheta. Ma vi rendete conto? Ora in Calabria non si può pregare la Madonna. Alla faccia della libertà».

L'uso dei simboli religiosi però è stato rimproverato a Salvini anche dal presidente del Consiglio dimissionario, Giuseppe Conte, nel suo lungo addio al governo gialloverde. E se Conte non è arrivato ad accusare Salvini di comportarsi come un affiliato delle 'ndrine quella dell'avvocato del popolo è stata comunque una sentenza di condanna. «Chi ha compiti di responsabilità istituzionale dovrebbe evitare di accostare ai comizi politici i simboli religiosi - ha ammonito Conte rivolto a Salvini -. Non è un atto di coscienza religiosa ma di incoscienza religiosa».

Ma su questo fronte Salvini non fa passi indietro. «Posso tenere il rosario con la Madonna di Mediugorje senza che nessuno lo ritenga un pericolo per la democrazia?». Si lamenta Salvini. «Io mi ricordo Conte con Padre Pio da Vespa e non mi sono permesso di eccepire. Poi ognuno è libero di credere o meno». Nonostante i continui richiami alla laicità delle istituzioni Salvini rivendica il diritto a manifestare la sua fede. «Sono orgoglioso del fatto che credo, non ho chiesto mai per me la protezione, ma la protezione del cuore immacolato di Maria per il popolo italiano la chiedo finché campo, non me ne vergogno».

Non si deve commettere l'errore di restare alla superficie di questo scontro sui simboli e una chiave di lettura ce la offre la contrapposizione tra l'ostentazione di rosari e crocifissi del Matteo vicepremier e la citazione del passo del Vangelo sull'accoglienza del Matteo del Pd, Renzi.

Ci sono dietro questi gesti due narrazioni diverse della fede che oggi vedono anche uno scontro interno alla Chiesa dove in una parte della gerarchia ecclesiastica cresce l'insofferenza verso Papa Bergoglio ed è proprio a questa parte che si rivolge il leader del Carroccio.

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