Cronache

L'ultima lettera di Andrea che insegnerà alla figlia la forza di essere grande

L'ultima lettera di Andrea che insegnerà alla figlia la forza di essere grande

E ra arrabbiato da morire, Andrea Bizzotto. E arrabbiato di morire. Perché non avrebbe visto crescere la figlia Giulia Grace, nata nel marzo del 2017, quando lui era già alle prese con la chemioterapia con cui provava a ricacciare dalla finestra quello spettro entrato dalla porta (...)

(...) della sua vita, e che ha un nome che mette paura: sarcoma sinoviale.

È morto ieri, Andrea, nell'ospedale dove ormai i medici si accontentavano di attenuargli il dolore incessante. Lui aveva fatto di tutto per trasformare la sua storiaccia brutta in una favola e in qualche modo c'è anche riuscito, ma alla fine è stata una favola triste, una favola noir. Se n'è andato a 33 anni incacchiato con il destino, ma con la gioia, almeno, di aver lasciato un'intera antologia di sogni per la sua GG. Che non avrà più il papà, che ha visto fino all'ultimo magro magro e con un tubo al naso, ma un suo pensiero per ognuno dei suoi prossimi compleanni fino al diciannovesimo. Il prossimo sarà tra poco, lei che è nata nel marzo del 2017. Diciotto lettere dal passato al futuro, diciotto messaggi in una bottiglia che navigherà in un mare quieto e triste e arriverà a riva sempre puntuale.

Andrea Bizzotto era un ingegnere industriale di Cittadella, nel Padovano, emigrato poi in Germania per cercare fortuna. Ma fu la sfortuna a cercare e trovare lui sotto forma di un tumore rarissimo che gli fu diagnosticato quando era al terzo stadio, ed era già un'asticella molto alta. La lotta è durata poco più di due anni, tra momenti di speranza e altri di abbandono. Quando la partita sembrava ancora tutta da giocare il «Biz» aveva avuto Giulia Grace dalla moglie Maria Brandt. Poi, quando qualche tempo dopo i medici gli fecero capire che il suo destino era segnato, Andrea decise che avrebbe investito tutte le poche fiche residue per restare in gioco il più a lungo possibile e per costruire un piccolo monumento alla sua memoria a uso e consumo della piccola. Da questa idea è nato il progetto di un libro, «Storia di un maldestro in bicicletta», uscito qualche mese fa, per raccontare «una piccola parte di quello che sono ed ero. Spero che un giorno lo leggerai per imparare a filtrare il buono dal meno buono», come Andrea ha scritto nella dedica alla figlia.

Il libro, il cui titolo fa riferimento al passato di bambino imbranato di «Biz» ha avuto un certo successo, finendo nella top 100 di Amazon. E secondo gli inesorabili meccanismi del marketing è probabile che ora venda ancora di più. «Andrea se n'è andato questa notte - ha scritto ieri l'amica Rebecca Frasson, autrice della prefazione del libro - ma noi tutti sappiamo che la bicicletta non si ferma. Lui ha pedalato così tanto e ora tocca a noi. Ciao Biz. È stato un onore. È stato folle. È stato bellissimo».

La vita sa essere bella anche quando è orribile.

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