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L'unico veleno nel caso Fadil

Di avvelenato, nel caso della modella marocchina Imane Fadil morta di recente in un ospedale milanese dopo un breve ricovero, c'è solo il clima fetido creato attorno alla tragica vicenda dai soliti giornalisti odiatori

L'unico veleno nel caso Fadil

Di avvelenato, nel caso della modella marocchina Imane Fadil morta di recente in un ospedale milanese dopo un breve ricovero, c'è solo il clima fetido creato attorno alla tragica vicenda dai soliti giornalisti odiatori di professione e dai gazzettieri di magistrati sempre a caccia di inchieste mediaticamente appaganti. Siccome la ragazza aveva partecipato ad alcune serate ad Arcore, ecco che per forza nella sua prematura scomparsa doveva esserci lo zampino di Silvio Berlusconi o di chi per lui, come dato per certo nei giorni scorsi da Marco Travaglio, uno che vede trame e complotti ovunque e che sforna una condanna definitiva al giorno su tutto tranne, pura coincidenza, che sulle malefatte grilline, per le quali vale la presunzione di innocenza fino a sentenza, ma forse anche dopo.

Nei giorni scorsi le perizie avevano già escluso prima la morte come conseguenza di un avvelenamento classico (tracce anomale di alcune sostanze erano state rilevate, ma non in misura tale da provocare il decesso) e poi l'avvelenamento da radiazione, tipo quello al polonio, arma già utilizzata da alcuni servizi segreti dell'Est Europa per regolare conti in sospeso. Per parlare di omicidio un po' poco, quindi: manca l'arma, ma pure il movente. È vero che la ragazza era teste nell'ennesimo processo «Ruby» contro Silvio Berlusconi, ma la sua posizione era già stata giudicata assolutamente marginale dai giudici che, per questo, avevano respinto la sua richiesta di costituirsi parte civile. Così come i suoi presunti memoriali-bomba sono stati cestinati perché, letti e riletti, nulla aggiungono a quanto già noto a tutti.

Fadil è morta per cause naturali, spiace, ma capita. Quello che non doveva succedere dopo è stato l'avventarsi come sciacalli affamati sul suo martoriato corpo per provare a dare un'altra spallata a Berlusconi. È stato uno spettacolo indegno al quale non si sono sottratti, oltre le solite firme del (povero) giornalismo, neppure amici, parenti ed ex sue colleghe. Ieri il suo avvocato ha rimesso il mandato: «È chiaro - ha commentato - che non è un omicidio, basta con questa sceneggiata». Per giorni ci hanno inchiodato a una bufala, oggi si dice fake news. Povera Fadil: la notorietà che ha inutilmente cercato in vita l'ha trovata da morta. Ma forse anche per lei sarebbe stato meglio l'oblio.

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