Cronache

Mafia, confiscati 40 milioni di beni a imprenditore nel trapanese

La Dia di Trapani ha confiscato il patrimonio dell’imprenditore, originario di Alcamo, Giuseppe Amodeo

Mafia, confiscati 40 milioni di beni a imprenditore nel trapanese

Maxi operazione della Dia di Trapani che questa mattina ha sequestrato 40 milioni di beni ad un impresario siciliano. Si tratta di Giuseppe Amodeo, noto imprenditore nella provincia trapanese sia per le attività nel settore edilizio che in quello turistico alberghiero. Da anni ha spostato il centro dei suoi interessi a Castelvetrano, sempre in provincia di Trapani, dove gestiva con la sua famiglia una rinomata struttura alberghiera con annessa sala ricevimenti, situata lungo la strada che conduce al parco archeologico di Selinunte.

L'uomo nella seconda metà degli anni novanta, era rimasto coinvolto in una vasta indagine che portò alla luce gli intrecci tra mafia ed imprenditoria nel capoluogo trapanese. Nel luglio 1998, insieme a numerosi altri imprenditori fu tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Palermo, con cui gli veniva contestato il concorso in associazione mafiosa, in quanto ritenuto imprenditore “a disposizione” di Vincenzo Virga e Antonino Melodia, considerati autorevoli esponenti dei “mandamenti” di Trapani e Alcamo, attualmente all’ergastolo. E proprio Virga sarebbe stato addirittura socio occulto dI Amodeo "e di altri imprenditori compiacenti, in alcune redditizie attività di speculazione edilizia nella provincia", spiegano dalla Direzione investigativa antimafia.
L'allora procedimento penale si concluse per Amodeo con sentenza di condanna, a seguito di patteggiamento ad un anno e quattro mesi di reclusione, previa derubricazione del reato di concorso in associazione mafiosa in quello di favoreggiamento, con l’aggravate specifica di aver agevolato la commissione del reato. Amodeo è stato, anche, processato e condannato, con sentenza divenuta definitiva nel 2017, per truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea per aver illecitamente percepito finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione di attività imprenditoriali nel settore turistico. Più di recente, è stato condannato per truffa ai danni dello Stato e delle Comunità europea per aver illecitamente percepito finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione di attività imprenditoriali nel settore turistico. Nel 2013, il direttore della Dia, alla luce delle riforme del 2008 in tema di misure di prevenzione, ha disposto accertamenti patrimoniali nei confronti dell'imprenditori per verificare l'origine del patrimonio da lui accumulato nel tempo. In sede cautelare, il tribunale di Trapani-sezione penale e misure di prevenzione ha ordinato il sequestro dell'intero patrimonio del proposto, ma al termine del procedimento, il 6 giugno 2016, ha disposto la confisca di beni per due milioni di euro. A seguito di ricorso proposto dalla Procura di Palermo, la Corte d'Appello ha riformato il provvedimento di primo grado, ritenendo che la quasi totalità del patrimonio del 64enne, mobiliare e immobiliare, fosse correlabile al periodo in cui aveva rapporti con la mafia. A suo carico la Corte d'appello ha inoltre riconosciuto più recenti manifestazioni di pericolosità sociale legate a condotte truffaldine a consumazione prolungata, come evasione fiscale e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Sono stati sottoposti a confisca, in tutto o in parte, i compendi aziendali e il relativo capitale sociale delle società Amodeo Costruzioni, Eat e Fly, Dedalo, Cange hotel, Società semplice ac di Impellizzeri Francesca oltre a 159 tra terreni e fabbricati, partecipazioni societarie, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 40 quaranta milioni di euro.

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