Cronache

Mafia: messa per boss a Palermo, frate minaccia giornalista

"Stia attento, lei la paga", sono le parole di padre Mario Frittitta ad un giornalista. Il carmelitano, che negli anni Novanta era stato arrestato e poi assolto per avere celebrato messa nel covo dell'allora latitante Pietro Aglieri, ieri pomeriggio ha officiato una messa solenne per il boss della Kalsa Tommaso Spadaro, morto un mese fa e condannato per l'omicidio del maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella, ucciso il 10 settembre 1981.

Mafia: messa per boss a Palermo, frate minaccia giornalista

Sembrava una messa come le altre e invece, ieri sera nella chiesa di Santa Teresa alla Kalsa a Palermo, si è tenuta una messa solenne per ricordare il boss Tommaso Spadaro condannato a 30 anni per l'omicidio del maresciallo dei carabiniere Vito Ievolella. Spadaro, una lunga vita nel contrabbando, era conosciutissimo nel rione, si amava definiva il Gianni Agnelli di Palermo per quanto lavoro avesse fatto trovare alla sua gente. Normale che il giorno della sua morte, un'intero quartiere volesse partecipare alla celebrazione funeraria. Alla sua morte una mese fa il questore di Palermo, Renato Cortese, aveva rifiutato i funerali pubblici. La messa officiata ieri pomeriggio, dal frate carmelitano Mario Frititta è stata un vero e proprio omaggio al boss, una messa a cui hanno partecipato centinaia di persone per un uomo che alla Kalsa era temuto e venerato. Un boss che aveva ripudiato la figlia, convolata a nozze con il marito collaboratore di giustizia.
Ma se i mafiosi sono stati scomunicati nel 1993 da papa Giovanni Paolo II, com'è possibile che sia stata officiata una solenne messa ad un boss? Una domanda legittima che il cronista di Repubblica ha posto al sacerdote alla fine della funzione. Il frate prima ha negato e poi è andato in escandescenza. "Stia attento a come parla, altrimenti lei la paga - ha detto il frate carmelitano - Perché il Signore queste cose le fa pagare".


Non si è fatta attendere la replica del vescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che nel ribadire ancora una volta l’inconciliabilità dell’appartenenza alle organizzazioni mafiose con l’annuncio del Vangelo, torna a fare riferimento alla Lettera “Convertitevi!” di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 Maggio del 1993. Una Lettera attraverso la quale i Vescovi siciliani hanno voluto riaffermare con forza la distanza tra la mafia e la Chiesa; una distanza rimarcata con voce chiara anche da Papa Francesco in occasione della sua visita pastorale a Palermo lo scorso 15 settembre, memoria del martirio “in odium fidei” del Beato don Giuseppe Puglisi: "Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore. […] Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte".


Anche l'Ordine dei giornalisti di Sicilia in una nota afferma: "Queste parole di padre Mario Frittitta al collega giornalista Salvo Palazzolo, che incalzava il frate, ci lasciano sorpresi e sconcertati", scrivono il segretario regionale dell'Assostampa Siciliana, Roberto Ginex, il presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, Giulio Francese, ed il segretario provinciale Assostampa Palermo Giuseppe Rizzuto. "L'atteggiamento di padre Frittitta, che alle domande incalzanti del collega Palazzolo, risponde anche con un 'siete cattivì, la dice tutta sulla considerazione del lavoro di un professionista serio e scrupoloso che è chiamato per mestiere a rivolgere domande per avere risposte - dicono Ginex, Francese e Rizzuto -. Palazzolo, ancora una volta, ha fatto bene il suo lavoro nel raccontare la verità dei fatti.

Non può passare sotto silenzio che venga celebrata una messa in suffragio di un boss scomunicato dalla Chiesa e condannato dallo Stato per gravi reati".

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