Cronache

Malata di shopping compulsivo perde assegno di mantenimento

Il coniuge con nevrosi da shopping non ha diritto agli alimenti in caso di separazione. Il motivo? Le spese senza controllo configurano una "violazione dei doveri matrimoniali" al pari di un tradimento

Malata di shopping compulsivo perde assegno di mantenimento

Attenzione, lo shopping sfrenato può causare grossi problemi. A una donna, infatti, è stato tolto l'assegno di mantenimento ed è stata punita con l'addebito nella causa di separazione, proprio perché non riusciva a trattenersi e faceva acquisti a tutto spiano comprando vestiti, borsette e gioielli dai costi sempre più elevati. L'ha stabilito la Corte di Cassazione, introducendo la "patologia dell’uso incontrollato di denaro per effettuare ossessivamente acquisto di beni mobili" tra i comportamenti che mettono in crisi il matrimonio. Con la sentenza numero 25843 la Prima sezione civile, presidente Corrado Carnevale (relatore Massimo Dogliotti) ha negato a una signora cinquantottenne di Pisa, separata, sulla scia di quanto già stabilito dalla Corte di Appello, il diritto a ricevere dall’ex marito di cinque anni più anziano l’assegno di mantenimento da duemila euro mensili che le era stato accordato dal Tribunale di Pisa nel 2007. In appello alla donna era stata attribuita la responsabilità del naufragio matrimoniale per via del suo vizio fuori controllo, mentre in primo grado i giudici avevano escluso l’addebito.

La protagonista della vicenda aveva fatto ricorso in Cassazione sostenendo di non essere "imputabile" come colpevole del fallimento della sua unione coniugale dal momento che la consulenza tecnica aveva evidenziato che era affetta da un disturbo della personalità che la spingeva a spendere. I giudici le hanno risposto che dagli atti effettivamente è emersa la diagnosi di shopping compulsivo, "caratterizzata da un impulso irrefrenabile ed immediato ad acquistare e da una tensione crescente alleviata soltanto acquistando beni mobili", ma è anche emerso che era "lucida e orientata nei parametri spazio temporali nei confronti delle persone e delle cose" ed era da escludere che fosse incapace di intendere e volere. Inoltre al colloquio con gli specialisti si era presentata "curata nell’aspetto e nell’abbigliamento, adeguata nel comportamento, ed ha risposto con attenzione e concentrazione, con la memoria perfettamente integra".

Alla Cassazione non è rimasto che concludere per la "piena imputabilità" della signora rilevando che "sicuramente i comportamenti riscontrati, pacificamente sussistenti (furti di denaro ai familiari ed ai terzi, acquisti particolarmente frequenti e fuori misura di beni mobili) configurano violazione dei doveri matrimoniali".

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