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Le mani dei grandi e i lividi della storia

Le mani dei grandi e i lividi della storia

«Io ti spiezzo in due» aveva sibilato Ivan Drago (Dolph Lundgren) a Rocky (Sylvester Stallone) nel quarto film della popolarissima serie. «Je vous casserais la main», ti fracasserò la mano, aveva invece sussurrato il vero presidente francese Emmanuel Macron nel luglio dello scorso anno al G20 di Amburgo rivolgendosi a Donald Trump, che aveva cercato di stritolargli carpo e metacarpo in un duello a «mano di ferro» che aveva già visto altri due round. The Donald è un presidente molto fisico, per non dire manesco e in passato aveva atterrato con un cazzotto un disturbatore imprudente e non ha mai esitato a far pesare la sua stazza. Macron è più piccolo, ma tosto e sicuro di discendere dal Re Sole, Napoleone e dal generale De Gaulle, quando si tratta di rappresentare una Francia che non è soltanto uno Stato, ma il grande impero che ha occupato nella storia il ruolo protagonista poi occupato dai popoli di lingua inglese.

Ieri l'ultimo round di un duello sia psicologico che muscolare senza precedenti nei tempi moderni. Un duello in cui Trump tratta l'Europa come un nemico parassita che ha vissuto alle spalle di una America troppo buona; e Macron che si presenta come il giovane re presidenziale di una Europa Carolingia che mette ai margini la signora Angela Merkel che comunque non può salire sul ring delle maniere forti. La mano di Trump ieri è stata mitragliata dai fotografi durante il G7 in Canada e le foto pubblicate su tutti i media: la mano di Trump appare tumefatta e con il timbro biancastro del pollice di Macron. I due re d'America e d'Europa si sono dunque sfidati come ragazzini e sapevano bene di andare allo scontro fisico, perché hanno un passato di scontro fisico. Questo tipo di duello non ha precedenti in diplomazia, salvo forse lo scontro fra Hitler e il presidente della Cecoslovacchia che svenne per un attacco di ansia prima di soccombere e firmare la resa. Macron ha con il suo pollice d'acciaio inviato a Trump un messaggio discretamente bullista, che segue l'inizio della guerra commerciale aperta dal presidente americano. Se per Trump vale lo slogan «America first», per Macron vale quello di un'Europa dall'Atlantico agli Urali come lo sognava Charles de Gaulle.

Nella foto diffusa da tutte le agenzie mentre i due si stritolano la mano destra, Macron strizza l'occhio destro e Trump apre la bocca leggermente congestionato. Nello scontro personale fra i due leader gioca anche il fatto che Macron parla un fluentissimo inglese con accento americano con cui è in grado di soverchiare l'antagonista che deve invece ricorrere all'interprete. Nel round precedente, all'Eliseo, Macron che non si aspettava di vedersi afferrato e stritolato, dopo 29 secondi di resistenza aveva perso l'equilibrio.

Ieri ha vinto il suo round ma ormai la drôle de guerre, la strana guerra tra Francia e America è cominciata e nessuno sa e come finirà.

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