Cronache

La mano pesante della procura di Milano sul saluto romano

Linea dura della procura di Milano nei confronti dell'ultradestra. Ravvisato il reato di manifestazione fascista anziché l'apologia di fascismo. Ora i militanti rischiano pene molto più severe

La mano pesante della procura di Milano sul saluto romano

Linea dura della Procura di Milano nei confronti dei militanti dell'ultradestra che hanno partecipato alla cerimonia di saluto ai caduti della Repubblica Sociale Italiana sepolti nel cimitero di Musocco. Dopo che la Questura di Milano ha inviato un rapporto indicando i nomi di una dozzina di partecipanti all'evento, il pubblico ministero Alberto Nobili ha deciso di iscriverli nel registro degli indagati per il reato di manifestazione fascista, previsto dall'articolo 5 della legge Scelba, e per manifestazione non autorizzata.

Nel comportamento dei partecipanti alla cerimonia, aderenti quasi tutti al gruppo di Lealtà e Azione, il pm Nobili ha ravvisato non il reato di apologia di fascismo (che colpisce "chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche" del partito fascista) ma il reato di manifestazione fascista, che colpisce chi "partecipando a pubbliche riunioni compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista". Secondo la ricostruzione della Digos e della Procura, con la loro iniziativa i militanti dell'ultradestra non hanno svolto attività di propaganda nè organizzativa, ma con il saluto romano alle tombe hanno utilizzato una manifestazione usuale del partito fascista. E questo reato è punito dalla legge Scelba più pesantemente della apologia: tre anni invece di due.

La cerimonia al campo 10 era stata organizzata a sorpresa dopo che la questura aveva vietato il consueto corteo di saluto in occasione del 25 aprile. Pochi giorni dopo, il 29, un migliaio di estremisti di destra si sono ritrovati al campo. Le fotografie della manifestazione erano state postate sui social network dagli stessi organizzatori, e sono state utilizzate dalla polizia per identificare una parte di essi.

Che ora rischiano di finire sotto processo.

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