Cronache

Il manuale choc dell'antagonista per fare la guerra agli "sbirri"

Allerta alta per il corteo No Tav di oggi. Osservati speciali i centri sociali. "Possibili incursioni notturne"

Il manuale choc dell'antagonista per fare la guerra agli "sbirri"

"Un salutino è probabile che verranno a farlo". Un agente di polizia, che da anni si occupa di monitorare movimenti di No Tav e centri sociali vari in Piemonte, non esclude che stasera a Chiomonte possa ripetersi l'assalto degli antagonisti. Le forze dell'ordine sono pronte, il Viminale ha inviato 500 uomini in più, i servizi segreti hanno già lanciato l'allerta e forse "ci sarà il solito attacco e le solite conseguenze".

Quello che è certo, è che i violenti che più volte hanno messo a ferro e fuoco la Val di Susa sono preparati alla guerriglia. Lo dimostra un documento che ilGiornale.it può mostrarvi in esclusiva. Si tratta di una sorta di manuale del perfetto antagonista, che spiega per filo e per segno cosa fare (e non fare) durante una manifestazione. Si intitola "Corteo. Prima, durante, dopo" e una copia è stata sequestrata dalle forze dell'ordine durante uno dei blitz degli scorsi mesi a Torino. È datato marzo 2019 e alla domanda se sia stato fatto circolare nuovamente in queste ore, la fonte di polizia non conferma né smentisce.

In fondo le tecniche sono consolidate, quasi "militari". E il manuale è sempre valido. Prima dell'inizio del corteo i "compagn*" suggeriscono di dotarsi di una mappa della città, di fare attenzione a "segni particolari del corpo" (tatuaggi, ndr) e agli "indumenti" che potrebbero facilitare le identificazioni. Gli antagonisti invitano anche ad eliminare "dal cellulare dati compromettenti o sensibili" e a disattivare "la funzione Gps". Infine, per prevenire spiacevoli sorprese in caso di perquisizione delle abitazioni, il ribelle doc deve pensare "prima a cosa far e non far trovare".

La guerriglia

Ancora più dettagliate sono le indicazioni riservate per le fasi concitate del corteo. Ovvero gli scontri. Innanzitutto: occhio agli "sbirri". "Non tutti quelli vestiti in jeans e maglietta sono amici. Gli agenti in borghese stanno all'interno delle manifestazioni camuffati da manifestanti, da turisti o da semplici passanti". È severamente vietato fare foto a chi protesta (potrebbero essere usate per le identificazioni). Mentre per "l'autodifesa" sempre meglio "restare compatti", "non dare le spalle alle forze dell'ordine" e "non disperdersi" per nessun motivo. Non solo. Sebbene gli antagonisti riconoscano che ultimamente le divise "cercano di evitare il contatto diretto mantenendo il corteo a distanza", bisogna "sostenere la testa e la coda del corteo", lasciando spazio per indietreggiare e spingendo in caso di avanzata. In questo modo, mostrando compattezza, "le forze dell'ordine" potrebbero "pensarci due volte prima di caricare o provocare".

Il testo è un compendio di azioni per la guerriglia urbana. Non è un caso se a marzo, quando gli anarchici torinesi scesero in piazza, la polizia sequestrò un vero e proprio arsenale: bastoni, sbarre e biglie di ferro, bombe carta, petardi, caschi, maschere antigas, martelli e mazzette. Un assetto da guerra. "Durante una manifestazione - si legge nel manuale - possono accadere cose sgradite a chi il corteo lo osserva dall'esterno o lo incontra lungo la strada". E infatti sono riportate informazioni in vista del corpo a corpo con la polizia: come evitare di intossicarsi con i fumogeni, quali maschere antigas acquistare e via dicendo. "Non prenderti male - si legge - se vedi persone indossare caschi, protezioni da moto, da skate o passamontagna". Perché? Semplice: non vogliono "farsi spaccare le ossa" né "farsi riconoscere". Non certo i presupposti per una manifestazione pacifica.

Dopo la manifestazione

Nell'opuscolo nulla è lasciato al caso. Per evitare di finire in galera, "prima di tornare a casa" occorre eliminare "gli indumenti compromettenti" utilizzati. E soprattutto non bisogna vantarsi delle "azioni fatte da te o da altri". In caso di fermo, arresto o perquisizioni basta usare "il diritto di rimanere in silenzio".

Gli autori del testo sostengono di averlo redatto così da permettere a tutti di "scendere in strada con serena determinazione, consapevoli che la repressione colpisce qualsiasi modalità di espressione di dissenso". L'intento è "sovversivo", lo dicono loro. E non esclude l'uso della violenza. Anzi: la standardizza. Una guerriglia organizzata, nascosta dal solito ritornello della "difesa dagli attacchi della polizia". Momenti che gli antagonisti definiscono "bellissimi" e da vivere con "serenità".

E che invece si traducono quasi sempre in atti di violenza contro le forze dell'ordine.

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