Cronache

Marocchinate, scoperte nuove atrocità. FdI lavora per il Giorno del Ricordo

L'Associazione Vittime delle Marocchinate denuncia nuovi crimini commessi dei "liberatori" e chiede che venga istituita una Giornata del Ricordo. Fratelli d'Italia annuncia: "A breve presenteremo due proposte di legge"

Marocchinate, scoperte nuove atrocità. FdI lavora per il Giorno del Ricordo

I fascicoli impolverati dell'archivio centrale dello Stato di Roma continuano a restituire storie dimenticate. Storie che per convenienza politica e vergogna sono state silenziate per più di settant'anni. Stimo parlando dei crimini commessi dalle truppe coloniali francesi, algerine, tunisine e senegalesi, agli ordini del generale Alphonese Juine.

La storiografia ufficiale racconta che sbarcarono in Sicilia a luglio del '43 per sfondare la linea Gustav e liberare l'Italia dal nazi-fascismo, glissando sul resto. Sui saccheggi, gli stupri e gli omicidi di cui si macchiarono questi "valorosi". Una verità nascosta, che sta pian piano emergendo grazie al tenace lavoro di ricerca storica dell'Associazione Vittime delle Marocchinate di Emiliano Ciotti. L'ultima atrocità scoperta attraverso lo studio dei documenti dell'epoca proviene da Velletri, in provincia di Roma. É il 22 giugno del 1944. Un gruppo di contadini sta raggiungendo la propria terra per lavorarla. Demetrio B., di 56 anni, i suoi due figli, Giovanni e Maria, di 20 e 16, e Eugenia M. di 27. Non arriveranno mai a destinazione.

Come si legge in un rapporto dei carabinieri, infatti, "due militari francesi non meglio identificati" gli intimarono l'alt. "Non appena i predetti si erano voltati - si legge ancora nel documento - venivano fatti segno a colpi di arma da fuoco". Demetrio e Giovanni muoiono sul colpo. Eugenia e Maria, invece, sopravvivono alle raffiche. La prima morirà quattro ore più tardi, durante il trasferimento in ospedale, a causa delle ferite riportate. La seconda, appena sedicenne, "dopo aver subito da parte di entrambi i militari atti di libidine violenti, ritenuta morta perché non dava più segni di vita, veniva abbandonata sul posto". Che ne è stato di lei? "É sopravvissuta alla strage - racconta Ciotti - si è sposata ed è deceduta nel 2002".

Maria ha convissuto con un dolore inimmaginabile, un dolore che ha tenuto per sé, come è stato per la maggior parte delle vittime della violenza dei "liberatori". Vittime due volte, dei loro carnefici e di una società che le ha fatte sentire sbagliate. Che gli ha sempre negato giustizia. "Si tratta di una delle tante stragi alleate che sono state colpevolmente dimenticate", denuncia Ciotti. "Vicende alle quali invece andrebbe dedicata una Giornata nazionale del Ricordo – conclude – analogamente a quanto accade per le Foibe e la Shoah".

Un obiettivo al quale Fratelli d'Italia sta lavorando già da un po'. "A breve presenteremo in Senato due proposte di legge che vanno proprio in questa direzione", annuncia a IlGiornale.it il senatore Massimo Ruspandini, nato e cresciuto a Ceccano, nel Frusinate, uno dei territori maggiormente colpiti dalla violenza delle truppe coloniali. "La ricerca storica non è un vezzo - aggiunge - ma un lavoro essenziale per la costruzione di una memoria condivisa".

"Non lasceremo soli i ricercatori storici e i parenti delle vittime che ancora chiedono giustizia".

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