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Matteo: "Il centrodestra? Non è stagione archiviata"

Il libro-intervista al leader del Carroccio: "Mi lega un contratto con il M5s. Ma al termine della legislatura..."

Matteo: "Il centrodestra?  Non è stagione archiviata"

Partiamo dall'infanzia. Ministro, che bambino era?

«Giocavo solo con le ruspe! Scherzo, ovviamente. Anche se macchinine, ruspe, soldatini, Subbuteo, a ripensarci era un altro mondo, i giochi erano reali. Che bambino ero? Normale. Vivace, ma non scalmanato. Sveglio, ma non pestifero. Coordinate semplici».

Quali sono stati e quali sono i valori fondamentali su cui basa la sua esistenza?

«Lealtà. Quando prendo un impegno con qualcuno faccio tutto ciò che posso per onorarlo, quando un mio amico è in difficoltà, se posso lo aiuto. Do lealtà e pretendo lealtà, che non vuol dire sottomissione».

Senza fare nomi, ricorda la sua prima fidanzatina?

«Primissimo bacio in via Melchiorre Gioia. Basta, non dico di più. Mentre la prima fidanzata vera l'avevo conosciuta in vacanza in Val Rendena, nei giorni del ponte di Sant'Ambrogio. Con lei ho passato anni bellissimi, ricordo la prima vacanza a Minorca e il Capodanno a Salisburgo a giocare a palle di neve».

A che età è entrato in politica?

«Facevo il liceo, sedici, diciassette anni».

E perché ha deciso di entrare, all'epoca, proprio nella Lega nord?

«La Lega degli inizi per me aveva rappresentato proprio questo: dire sono lombardo, voto lombardo, equivaleva a ripartire dalla concretezza, dal proprio quartiere, dalla propria scuola, dalla realtà che si vive ogni giorno di cui i cittadini possono tornare padroni applicando i principi dell'autonomismo e del federalismo».

Il suo successo è dovuto molto anche alla sua campagna sui social network. Li considera un buono strumento di comunicazione?

«La rivoluzione è stata quella di togliere ogni intermediario tra il cittadino e i suoi rappresentanti. Chiunque può in ogni momento scrivermi in pubblico per stimolare il dibattito, oppure in privato dove nel limite del possibile cerco di rispondere a tutti».

Parliamo di politica. Che pensa del centrodestra?

«Il centrodestra è una formula della politica che da molti anni si è tradotta in sinonimo di buona amministrazione in migliaia di Comuni e in molte Regioni del nord come del sud. Anche in Parlamento rimangono convergenze importanti, sul tema fiscale, sulla sicurezza, accanto ai distinguo su Europa e politiche sociali. Le elezioni europee saranno un buon test per capire cosa ne pensano gli elettori».

E del Movimento 5 Stelle?

«Mi sono fatto l'idea che il Movimento assomigli a una grande lista civica su scala nazionale, non troppo diversa però, almeno nei caratteri fondamentali, da quelle che in molte amministrazioni locali ci affiancano nel governare i territori. Capisco che a volte sia difficile per loro riuscire a trovare una sintesi condivisa su tutti gli argomenti, ma fortunatamente abbiamo un contratto che ci lega».

Luigi Di Maio è un bravo collega?

«Non sta a me dare pagelle. Però Di Maio posso dire che è una persona onesta, seria e corretta. Tanto mi basta, non so se ricordate quando parlavamo di lealtà...».

Crede che questo governo arriverà a fine mandato?

«Il nostro impegno durerà per cinque anni e io farò di tutto perché si onorino gli impegni presi: dal primo, all'ultimo. Ripeto, dal primo all'ultimo».

Una volta ha detto «mai più con il centrodestra». Potrebbe ripensarci o è una decisione netta?

«Non ho mai detto che considero archiviata la stagione del centrodestra. Assolutamente no. Sono centinaia i Comuni e le Regioni dove governiamo bene insieme e credo che, se saremo capaci di superare alcuni attriti che riguardano soprattutto il ruolo dell'Italia in Europa, penso che potremo fare molta strada insieme. A partire dalla prossima legislatura, chi può dirlo...».

L'hanno criticata perché indossa spesso le divise delle forze dell'ordine. Che c'è dietro?

«Guardi, a essere sincero ci sono due elementi. Il primo e più serio riguarda il riconoscimento che mi sento di dare alle migliaia di uomini e donne in divisa che ogni giorno rischiano la vita per permetterci di vivere serenamente la nostra vita».

Aveva detto due elementi però?

«Ah sì, ma il secondo è meno serio. Giusto per sdrammatizzare. Vede, se Saviano mi critica perché indosso la divisa della Polizia ecco, la mattina dopo, sarò fatto male per carità, mi viene da indossare la divisa della Polizia. Tutto qua».

Cosa pensa del sovranismo?

«Il sovranismo al momento è una parola che sta sbocciando. Per me sovranismo vuol dire avere un approccio dal basso alla realtà. Fondato sulla concretezza della vita e sull'autonomia delle singole persone, che si associano in famiglie, che formano i territori, le Regioni, fino agli Stati e agli organismi sovranazionali».

Qual è il suo libro preferito?

«Un Uomo, di Oriana Fallaci.»

E il suo film preferito?

«Restiamo in Toscana, Amici Miei, tutta la saga».

Che papà si considera?

«Faccio del mio meglio, ma sbaglio comunque».

Qual è il suo cantante preferito?

«All'ombra dell'ultimo sole si era assopito un pescatore e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso...».

E il suo attore?

«Torno ad Amici Miei, lo considero un miracolo cinematografico. Sia per la regia geniale, sia per i fuoriclasse che interpretavano quei personaggi, che adoro».

Le piacerebbe, un giorno, diventare premier?

«Si ricorda la passione? Non vorrei essere che qui. Adesso».

L'ultima domanda riguarda ciò che tutti vorrebbero sapere. Ma lei dorme mai? Come fa a reggere i ritmi così serrati che il suo lavoro le impone?

«Sì, sì, dormo. Con due cuscini, per di più, perché uno lo devo abbracciare. Lo faccio da sempre. Chissà perché? Qualcuno penserà a carenze di affetto. Sarà, ma secondo me solo perché sono più comodo così.

Lei che dice?».

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