Cronache

Mentana: "Non ho mai creduto a leggi che penalizzano le opinioni"

Il direttore di Tg La7, Enrico Mentana commenta la proposta di legge che introduce nel codice penale il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista

Mentana: "Non ho mai creduto a leggi che penalizzano le opinioni"

La richiesta di introdurre l'articolo 293-bis del codice penale per punire "chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco" alla Camera agita e non poco la politica italiana. E così è ripartito il dibattito se sia giusto vietare o reprimere un'ideologia con una legge. Su questo punto è intervenuto il direttore di Tg La7, Enrico Mentana che con un lungo post su Facebook ha spiegato perché vietare questo tipo di ideologie per legge possa essere un errore: "Io non ho mai creduto alle leggi che comprimono o penalizzano le opinioni, neanche nel caso di quelle estreme (come il negazionismo sull'Olocausto). L'ho detto, scritto e motivato molte volte. Sta a tutti noi studiare e comprendere le lezioni della storia. Non spetta ai giudici o ai legislatori decidere quali sono gli insegnamenti dei fatti passati. Mettere fuorilegge un'idea battuta dalla storia vuol dire averne ancora paura. E vuol dire anche darle una patente di perseguitata, di vittima, che nessuna ideologia crollata, in Italia, in Germania, in Russia può meritare, visti gli orrori che fascismo, nazismo e sovietismo hanno perpetrato nella repressione del dissenso. La differenza tra la democrazia e gli altri sistemi è proprio il culto della libertà. Non è solo il tributo a chi per ottenerla ha sacrificato la propria vita".

Poi Mentana fa un'analisi più profonda della vicenda e pone l'accento su una riflessone storica che analizzi i motivi per cui è nata l'ideologia fascista: "È proprio l'ideale di libertà che ha fatto vincere le democrazie. E tra le libertà che una società democratica deve coltivare gelosamente c'è proprio il rispetto di tutte le idee, nella convinzione che la forza della ragione sia sempre maggioritaria, specie per i popoli che hanno già conosciuto i regimi totalitari e loro fanatismi e arbitrii. I nostalgici poi ci sono e ci saranno sempre. E' inevitabile, è comprensibile, è umano. Decine di milioni di italiani avevano creduto nel fascismo, tra cui tanti dei protagonisti della successiva nascita della repubblica. Dovremmo piuttosto studiare ancora e di più su come sia stato possibile, e perché, un così esteso consenso. Ma la storia non marcia mai all'indietro. E il tempo dei fascismi e dei comunismi è finito in Europa con la fine del Novecento. Non sarà il trovarobato dei social a riportarli in vita. E' stata anche la saggezza dei grandi partigiani a insegnarcelo. All'inizio del 1983, intervistato da due giovani giornalisti del tg1, alla domanda se avesse dei timori a causa del centenario della nascita di Mussolini, che cadeva quell'anno, Sandro Pertini rispose ridendo. "Ma è morto, è morto!". Nel corso della giornata il dibattito politico su questa proposta di legge è stato molto acceso. I 5 Stelle hanno definito quello in esame come un "provvedimento sostanzialmente liberticida". La risposta ai pentastellati è arrivata da Matteo Renzi che ha affermato: "Liberticida era il fascismo non la legge sull’apologia del fascismo. Bisogna dirlo al M5S: era il fascismo liberticida.

Almeno la storia!".

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