Cronache

"Me lo porterò nella tomba". Parla Lumumba: fu accusato da Amanda Knox

Patrick Lumumba si racconta in una intervista esclusiva all'Ansa: "Non bisogna dimenticare Meredith. Io mi definisco 'la seconda vittima', è difficile dimenticare"

"Me lo porterò nella tomba". Parla Lumumba: fu accusato da Amanda Knox

Incarcerato e poi, dopo 14 giorni di reclusione, rimesso in libertà perché "completamente estraneo ai fatti". Patrick Lumumba fu accusato ingiustamente da Amanda Knox di aver ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher nella notte tra il 31 ottobre e il 1° del 2007. Oggi l'ex proprietario del bar Le Chic di Perugia si è rifatto una vita ma il ricordo di quelle lunghe notti trascorse dietro le sbarre resta una ferita aperta: "È stata molto molto, molto dura, un tunnel buio ma ora grazie a Dio ne sono uscito", racconta in una intervista esclusiva all'Ansa.

Il ricordo

Da qualche tempo, Patrick Lumumba ha lasciato l'Umbria per trasferirsi in Polonia con la sua famiglia. "Ora vivo con la mia famiglia a Cracovia dove sono socio maggioritario di un'azienda di sub-appalto" spiega. La vicenda processuale che lo travolse durante le indagini preliminari del "Delitto di Perugia" lo ha profondamente segnato: "È difficile da dimenticare completamente - dice - Me lo porterò nella tomba". Dei 14 giorni in carcere, Lumumba ricorda solo "una grande tristezza". "Non bisogna mai dimenticare - aggiunge - Meredith ma io mi sono sempre considerato la seconda vittima. Ricordo i primi tre giorni da solo in cella, innocente senza sapere cosa era successo, l'isolamento, il muro davanti alla finestra. Già dalla questura pensavo che sarei tornato subito a casa perché mi fidavo...". Poi conclude: "Ormai per me è un capitolo chiuso e sono fuori dal tunnel".

Lumumba e l'ingiusta detenzione per il delitto Kercher

A chiamare in causa Patrick Lumumba fu l'allora studentessa americana Amanda Knox, coinquilina di Meredith Kercher. Nel corso dell'interrogatorio del 5 novembre 2007, la giovane descrisse una presunta scena dell'omicidio che avrebbe coinvolto Lumumba. Le sue parole furono messe nere su bianco in un memorandum di 5 pagine: "Patrick e Meredith si sono appartati nella camera di Meredith, mentre io mi pare che sono rimasta nella cucina. - raccontò la Knox - Non riesco a ricordare quanto tempo siano rimasti insieme nella camera ma posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith e io, spaventata, mi sono tappata le orecchie (...) Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele ma ricordo bene di essermi svegliata a casa del mio ragazzo, nel suo letto, e che sono tornata al mattino nella mia abitazione dove ho trovato la porta dell'appartamento aperta". A instillare il dubbio negli inquirenti fu uno scambio di sms tra il titolare del bar Le Chic e la studentessa americana. Un messaggio nello specifico: "See you later", scritto da Amanda. Gli investigatori ritenerro che i due avessero concordato un appuntamento per la sera dell'omicidio traducendo il testo dell'sms alla lettera: "Ci vediamo più tardi". In realtà, la traduzione corretta sarebbe stata "Ci vediamo" (Amanda lavorava come cameriera nel bar gestito da Lumumba). Nei giorni successivi all'interrogatorio, la Knox smentì il racconto iniziale parlando di "un sogno". Lumumba fu detenuto in carcere per 14 giorni salvo poi essere prosciolto dalle accuse. Un testimone dichiarò di aver trascorso la sera in compagnia dell'uomo e nella casa in via della Pergola, la scena del crimine, non fu rinvenuta alcuna traccia dello straniero.

Fu dichiarato "completamente estraneo ai fatti".

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