Cultura e Spettacoli

"La mia estate rovinata da una foto della pancia"

Jennifer Aniston al Festival di Giffoni

"La mia estate rovinata da una foto della pancia"

Lei arriva in sala piano piano, paciosa e sorridente come una diva. Giffoni Film Festival: serata finale. La superospite Jennifer Aniston porta un po' di Hollywood nel festival per ragazzi più famoso del mondo e dice cose che faranno il giro del mondo. Prima, in un brevissimo incontro con alcuni giornalisti, aveva sostanzialmente chiesto a tutti di «buttare via i cellulari, gli smartphone e i tablet: tra un po' saranno come il cibo spazzatura e dovremmo disintossicarcene». Se lo garantisce lei, che è una delle attrici più pagate sul pianeta, ex Rachel di Friends nonché ex moglie di Brad Pitt, significa che persino chi è cresciuto con il culto dell'immagine è arrivato ai limiti della sopportazione.

Non a caso l'altro giorno sul suo blog dell'Huffington Post ha implorato pietà ai paparazzi e ai curiosi da social spiegando che non è incinta ma ha «solo un po' di pancetta». In sostanza, «forse un giorno i tabloid saranno obbligati a vedere il mondo attraverso un'ottica differente e più umana, perché il pubblico avrà smesso di credere alle stronzate». Non è il solito sfogo della superstar contro la stampa cattivona. Stavolta è uno stato d'animo che riguarda quasi tutti, persino l'uomo della strada ormai schiavo dei selfie e del gossip che dilagano sui social network. E difatti qui, davanti a ragazzi selezionati da ogni continente, l'applauso è partito fortissimo. Non soltanto quando lei ha sfiorato il populismo da rotocalco dal tipo «amatevi e fregatevene delle taglie» ma pure quando ha detto concretamente che cosa si deve fare per aver successo: «Quando mi sono iscritta alla scuola superiore d'arte, il mio professore mi ha detto: studia sempre».

Lei lo ha fatto e ora, a 47 anni, può liberamente sperare di «lavorare con Steven Soderbergh o Robert De Niro» e strigliare le sue colleghe super famose che «non parlano abbastanza del sessismo ormai aggressivo sui giornali».

Ha scorrazzato per due giorni sullo yacht tra Amalfi e Positano ma non è neanche troppo abbronzata. Ha la scorza dura di chi recita in film da Oscar o su palchi da gran gala eppure si è commossa quando una ragazzina della Georgia le ha chiesto se le sia mai capitato di guardarsi allo specchio e non riconoscersi più: «Capita a tutti noi attori ma bisogna avere la forza di guardare avanti».

Dopotutto, come ha spiegato, «se non hai un buon rapporto con il regista del film che stai girando, oppure se non riesci a girare la scena come vorresti, ti verrebbe voglia di mollare tutto: ma io credo nella perseveranza e nel combattere sempre».

A differenza di un paio di generazioni di attrici totalmente disimpegnate, la Aniston guida con altri mega nomi di Hollywood una sorta di rinascimento che i più nostalgici potrebbero chiamare «femminismo 2.0» ma che in realtà è semplicemente la rivolta ai criteri estetici degli ultimi venti anni. Tra un po', come sempre accade, anche in Italia qualcuna inizierà a cavalcare la stessa onda e magari sembrerà un rivoluzionario.

Intanto, mentre parla del suo prossimo film The Yellow Birds («racconta il dolore di una mamma che vede il figlio partire per l'Irak senza sapere se mai tornerà a casa») e del bullismo «sempre più aggressivo», Jennifer Aniston, vestito nero con scarpe rosse, piglio deciso di chi ha le idee chiare, ha lasciato a bocca aperta i ragazzi in platea e un po' anche chi, abituato all'evanescenza di tante dive, per una volta si è dovuto ricredere.

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